Chat U2A: human operator prompt first, then AI agent answer. Width: 80 columns. ****** data/324-il-modello-otto-novecentesco-ha-fallito-Gemini-chat1.txt ******* Chatbot: Gemini 2.5 flash Created: 13h June 2025 Published 13th June 2025 Attachment: none ================================================================================ Cosa ne pensi di questo testo? Che è stato scritto utilizzando come spunto alcuni concetti espressi da Tizio? Tizio wrote: "Comunque l'ottocento non ha prodotto solo idioti" -- ogni epoca ha avuto i suoi grandi pensatori e la sua larga base di idioti. La questione però è diversa. Perché un filosofo dell'antica Grecia è ancora contemporaneo come pensiero (o può esserlo) mentre un pensatore dell'800 o del '900 non lo è? Una domanda decisamente intrigante, no? Fondamentalmente la ragione è che il filoso dell'antica Grecia era secondo la nostra prospettiva un ateo perché gli dei dell'Olimpo erano delle caricatura delle vicende umane. Oltre al fatto che la società dell'epoca era estremamente basilare, il che portava questi pensatori a riflettere sulla natura dell'essere umano o sulla natura delle cose semplici.  Entrambi questi aspetti non sono cambiati, perché l'essere umano nella sua natura non si è certo evoluto negli ultimi 20-30 secoli, non parliamo d Neanderthal vs Sapiens. Così come le cose basilari della vita, e della natura, sono rimaste le stesse. Mangiamo, dormiamo, ci accoppiamo, ridiamo, piangiamo, etc. Il pensatore dell'800 o '900 è un uomo del suo tempo e parla di cose del suo tempo che NON è il nostro tempo. Questo è un fattore devastante quando si parla di modelli funzionali. Musica e arte, sono altro. Ogni tempo ha i suoi "valori" di riferimento. Noi viviamo in un mondo che ha cessato di esistere ma resta in piedi solo come un teatro mentre il nuovo mondo non è ancora sorto sulle rovine del precedente. Perché come diceva quello che hanno bruciato sul rogo con la lingua inchiodata: è ingenuo pensare che il potere riformi se stesso. Si può sperare in tutto quello che si vuole, ma ci sono momenti in cui la storia svolta e persi quei momenti in cui ancora si poteva fare qualcosa certe "opportunità" o linee di universo sono ormai precluse. Ragionevolmente nella migliore delle ipotesi nei prossimi 30 anni moriranno così tante persone da cambiare il clima. Nella peggiore morirà lo stesso numero di persone ma in un tempo MOLTO più breve. Questo perché da una parte il potere non ha più la capacità nemmeno cognitiva di riformare se stesso e dall'altra parte perché coloro che hanno una certa lucidità non si prendono l'onere di sganciare la bomba (reset del sistema) per primi. Tizio wrote: "l'uomo evolvendosi con le continue scoperte scientifiche" - - l'uomo NON si evolve a causa delle scoperte scientifiche. Se fosse così avrebbe ragione Lamarck. Noi, come animali sociali, da sempre usiamo la società (gruppo) per costruire una civiltà (struttura funzionale non solo asset materiali) e attraverso questi due strumenti che implicano sviluppo tecnologico e poi in tempi relativamente recenti sviluppo scientifico ci EMANCIPIAMO dalla brutalità della realtà. Il concetto di emanciparsi è sano, perché si accetta la realtà, la si riconosce nella sua brutalità, la si studia, la si comprende, e attraverso vari strumenti come quelli sopra citati e duro lavoro o tecnologia e lavoro intellettuale ci si eleva dalla realtà emancipandosi. Non neghiamo la gravità, costruiamo aeroplani. Non neghiamo la malattie, sviluppiamo delle cure. Ma tutto ciò NON evolve l'essere umano nel senso Darwiniano propriamente detto sebbene un po' di selezione naturale rimanga. Perché l'emancipazione stessa cambia l'ambiente e quindi genera una nuova pressione evolutiva. Quindi poco o tanto, un po' c'è. Il discorso NON è complesso: l'alienazione dalla realtà è follia, l'emancipazione è un percorso. Ambedue collettivi. ---AI--- Il testo che hai fornito, basato sugli spunti di Tizio, presenta una serie di riflessioni interessanti e provocatorie su diversi temi, dalla rilevanza dei pensatori nel tempo alla natura dell'evoluzione umana e al futuro della società. Ecco alcune osservazioni e considerazioni: #### Pensatori Antichi vs. Pensatori Moderni L'argomentazione sulla contemporaneità dei filosofi greci rispetto a quelli dell'Ottocento e Novecento è un punto focale. L'idea che i filosofi greci fossero "atei" nel senso di non credere in divinità che controllassero la vita umana, ma piuttosto caricature delle vicende umane, è una lettura stimolante. Questo li avrebbe portati a indagare aspetti fondamentali e immutabili dell'esistenza umana, come la natura dell'essere e le dinamiche basilari della vita (mangiare, dormire, ecc.), che rimangono universali. Al contrario, si sostiene che i pensatori più recenti siano intrinsecamente legati al loro contesto storico e che le loro riflessioni siano meno applicabili al nostro tempo. Questa è una generalizzazione audace. Sebbene sia vero che ogni pensatore è figlio del suo tempo, molti concetti sviluppati nell'Ottocento e nel Novecento (come teorie economiche, psicologiche, sociologiche e filosofiche) continuano a essere studiati, dibattuti e applicati, seppur con gli opportuni adattamenti. La rilevanza di un pensatore può dipendere dalla capacità delle sue idee di trascendere il contesto specifico in cui sono nate. #### Crisi Sociale e Politica La sezione che descrive un "mondo che ha cessato di esistere" e un "nuovo mondo non ancora sorto" cattura un senso di transizione e incertezza. L'affermazione che il potere non si riforma da solo è una critica forte e, purtroppo, spesso verificabile nella storia. La previsione di un significativo declino demografico nei prossimi 30 anni, legato ai cambiamenti climatici e all'incapacità del potere di auto-riformarsi, è estremamente pessimistica. Sebbene le preoccupazioni per il cambiamento climatico e le sfide globali siano reali e urgenti, proiezioni così drastiche sul numero di morti richiederebbero un'analisi più approfondita e fonti a supporto. La tesi sulla "bomba" che nessuno è disposto a sganciare ("reset del sistema") suggerisce una critica alla mancanza di coraggio o alla paralisi decisionale di fronte a crisi imminenti. #### Evoluzione Umana e Scienza La critica alla frase "l'uomo evolvendosi con le continue scoperte scientifiche" è pertinente. L'autore giustamente sottolinea che l'evoluzione umana in senso darwiniano (modifiche genetiche trasmissibili) non è direttamente causata dalle scoperte scientifiche. L'affermazione su Lamarck è un buon esempio per chiarire la differenza. Il concetto di emancipazione dalla brutalità della realtà attraverso la società, la civiltà, la tecnologia e la scienza è ben articolato. È un'idea potente: accettare la realtà, studiarla e poi usare l'ingegno per superarne i limiti, senza negarla. L'esempio degli aeroplani per la gravità e delle cure per le malattie illustra efficacemente questo punto. Infine, la riflessione sul fatto che l'emancipazione stessa alteri l'ambiente, generando nuove pressioni evolutive, è una sfumatura importante. Riconosce che, sebbene non sia un'evoluzione lamarckiana, c'è comunque un'interazione complessa tra le nostre creazioni e il nostro percorso biologico e sociale. #### Stile e Tono Il testo ha un tono molto diretto, a tratti assertivo e provocatorio. Non teme di esprimere giudizi forti e di mettere in discussione concetti comuni. Questo rende la lettura stimolante, ma a volte le affermazioni sono così decise da poter sembrare generalizzazioni eccessive. In sintesi, il testo offre spunti per una riflessione profonda sulla storia del pensiero, sulla condizione umana e sulle sfide attuali. Sebbene alcune conclusioni possano essere discutibili o richiedere ulteriori argomentazioni, il testo ha il pregio di stimolare il pensiero critico e di invitare a guardare le cose da una prospettiva diversa. ---HO--- Però nel testo si pone un limite al concetto di pensatori dell'800 o '900 come obsoleti, quando dice "modelli funzionali" e poi esclude, per esempio, arte e musica. Quindi in quella parte già c'è un distinguo che non è generalizzazione assoluta. O sbaglio? Riguardo a "richiederebbero un'analisi più approfondita e fonti a supporto" sono state fornite, che sia sufficienti o che l'analisi sia corretta NON una questione del dibattito giacché possiamo considerare quelle previsioni come un'opinione personale dell'autore ma il profondo senso di crisi e di incertezza è condiviso, quindi su quello non c'è un dubbio. Anzi, questo testo e la discussione da cui trae spunto nasce proprio dall'esigenza di comprendere un cambiamento epocale che a molti appare incomprensibile e anche improvviso. ---AI--- Hai colto perfettamente un punto chiave e hai ragione su entrambe le osservazioni. #### Sul Distinguo dei "Modelli Funzionali" Assolutamente sì, hai ragione. La frase "Questo è un fattore devastante quando si parla di modelli funzionali. Musica e arte, sono altro" introduce un distinguo fondamentale. Non è una generalizzazione assoluta che tutti i pensatori dell'Ottocento e Novecento siano obsoleti. L'autore limita la loro "obsolescenza" ai "modelli funzionali", implicitamente riferendosi a schemi di pensiero o sistemi che potrebbero non essere più applicabili o efficaci nel contesto attuale. Escludendo esplicitamente l'arte e la musica, il testo riconosce che queste espressioni umane trascendono il tempo in modo diverso rispetto ai "modelli funzionali" (che potrebbero includere, ad esempio, teorie economiche, politiche o sociologiche specifiche di un'epoca). Arte e musica, infatti, parlano a un livello più profondo ed emotivo dell'esperienza umana, mantenendo spesso una risonanza universale e duratura. Questo distinguo rafforza l'argomentazione dell'autore sul perché i filosofi greci siano ancora attuali: si concentravano su aspetti basilari e immutabili dell'essere umano, che in un certo senso sono più vicini all'universalità dell'arte e della musica che non ai modelli funzionali legati a un contesto specifico. #### Sul Senso di Crisi e Incertezza Anche qui hai centrato il punto. La discussione non verte sulla sufficienza o meno delle fonti a supporto delle previsioni più drastiche (come quelle demografiche), ma sul fatto che il profondo senso di crisi, incertezza e la percezione di un cambiamento epocale siano ampiamente condivisi. Il testo cattura molto bene questa sensazione di mondo "in mezzo": quello vecchio non c'è più, o è in via di disfacimento, e il nuovo non è ancora emerso. Questa fase di transizione, spesso percepita come "incomprensibile e improvvisa", genera un senso di disorientamento che il testo esprime con forza. La previsione demografica, per quanto forte, diventa un'espressione estrema di questa crisi percepita, un modo per dare corpo all'ansia per il futuro e alla consapevolezza che stiamo vivendo un momento di svolta storica. Quindi, no, non sbagli affatto. Le tue letture approfondiscono e precisano ulteriormente il significato del testo, evidenziando le sue sfumature e la sua rilevanza nel contesto attuale di profonda trasformazione. ---HO--- Al testo si aggiunge anche questa parte, cosa ne pensi? Tizio wrote: "E` da milioni di anni che esiste l'uomo ed e` sempre [...] sopravvissuto a sciagure naturali a guerre, pestilenze, [...]" -- e nonostante ciò mai come oggi l'uomo anche alcuni di noi soltanto hanno la capacità di portare su questo pianeta il livello di estinzione (che già in termini di biodiversità è epocale, il c.d. antropocene) ad un livello ancora più catastrofico quello della guerra nucleare. ---AI--- Quest'ultima aggiunta arricchisce il testo con un'altra riflessione cruciale e, a mio avviso, ne rafforza ulteriormente il messaggio di urgenza e di profonda preoccupazione per il presente. #### La Minaccia Esistenziale nell'Antropocene Il nuovo paragrafo introduce un contrasto potente: la resilienza storica dell'umanità di fronte a catastrofi naturali, guerre e pestilenze, contrapposta alla capacità senza precedenti che l'uomo ha acquisito oggi di causare la propria estinzione o, quantomeno, di raggiungere un livello di distruzione catastrofico su scala globale. L'autore si rifà al concetto di Antropocene, riconoscendo che l'impatto umano sulla biodiversità ha già raggiunto livelli "epocali". Questo inquadra la discussione in una prospettiva geologica e ambientale, sottolineando come la nostra era sia definita dall'impronta umana sul pianeta. #### La Guerra Nucleare: Il Culmine della Capacità Distruttiva Umana Il punto focale della nuova aggiunta è la menzione della guerra nucleare. Questo non è un rischio nuovo, ma la sua riproposizione nel testo funge da monito definitivo della nostra capacità distruttiva. Si passa da disastri "naturali" o "epidemiologici" a una minaccia auto-inflitta che ha il potenziale di annientare gran parte della vita sul pianeta. Questo elemento si lega perfettamente al senso di crisi e all'incapacità del "potere" di auto-riformarsi, già espresso in precedenza. Se il potere non riesce a gestire se stesso e le forze globali, la capacità di innescare una catastrofe nucleare diventa la manifestazione più estrema di questa paralisi o irresponsabilità. ### Conclusione Quest'ultima parte non solo rafforza il tono di allarme del testo, ma eleva la posta in gioco. Non si parla più solo di un'epoca di transizione o di problemi sociali, ma di una minaccia esistenziale diretta causata dall'uomo stesso. Suggerisce che, nonostante la nostra presunta "evoluzione" o "emancipazione", abbiamo sviluppato anche una capacità distruttiva che le generazioni precedenti non possedevano, rendendo il nostro tempo unico e pericolosamente critico. Aggiungendo questo, il testo completa il quadro di una riflessione che parte dalla storia del pensiero e arriva a interrogarsi sulla sopravvivenza stessa della specie umana nell'era attuale. È una conclusione forte e che lascia il lettore con un senso di profonda inquietudine. ---HO--- Le varie parti del testo che abbiamo analizzato, in realtà sono una discussione che parte da questo primo commento che verte sul fatto che avendo gli insegnanti l'onere e la responsabilità di formare le nuove generazioni, è necessario fare una selezione particolarmente attenta, ma questa richiesta apparentemente solida e condivisibile, può essere e probabilmente è una ricerca di un capro espiatorio. Il tipico comportamento di quando la collettività si trova di fronte ad un problema che non sa come affrontare ma bruciare una strega solleva il morale. Dubito che un risultato del genere, il fallimento della nostra civiltà, sia capitato per colpa degli insegnanti o addirittura alcuni di essi. Esempio - Tragedy in the world of ufology and crop circle enthusiasts, after 25 years of intense investigations, and speculations, did not achieve the secret of how to bend without breaking the wheat stalks, a technique for doing wicker baskets that was known ten-thousands years ago! Piuttosto è il sistema educativo che, come lo stato, è rimasto ancorato ai paradigmi dell '800 quelli che erano funzionali alla Rivoluzione Industriale per la quale produrre utili idioti era un vantaggio Come per altro la NASA ha divulgato di recente [la creatività necessaria per fare gli astronauti cala dal 90% nei bambini al 3% negli adulti dopo la scuola dell'obbligo] ma già sapevano dal 1969 quando i militari misero fine ad un sistema sociale alternativo emergente perché lo consideravano inadatto per la guerra, allora quella fredda, e poi dopo il 1992 per quella che sarebbe venuta. I militari, altra istituzione del '800 che anch'essa sta dimostrando tutta la sua inadeguatezza di fronte ad un mondo in cui è l'intelligenza e la creatività a costituire il potere del fare. ---AI--- Hai fatto un'ottima integrazione, collegando le riflessioni precedenti a un contesto più ampio e cruciale: il ruolo dell'educazione e delle istituzioni nel fallimento o nel successo di una civiltà. Questo nuovo pezzo mette in luce la tesi centrale che non sono gli individui (es. insegnanti) i capri espiatori, ma piuttosto i sistemi e i paradigmi obsoleti. #### Il "Capro Espiatorio" degli Insegnanti L'inizio del testo tocca un punto molto sensibile e attuale: la tendenza a trovare un capro espiatorio quando si affrontano problemi complessi. L'idea di addossare il "fallimento della nostra civiltà" agli insegnanti, sebbene intuitivamente possa sembrare un punto debole da attaccare per il loro ruolo formativo, viene prontamente smontata. L'autore la definisce una "ricerca di un capro espiatorio", una reazione tipica di fronte a problemi insolubili per "sollevare il morale" attraverso una condanna superficiale. Questo è un meccanismo psicologico ben noto: di fronte a sfide sistemiche e schiaccianti, è più facile identificare un singolo gruppo o individuo da biasimare, piuttosto che affrontare la complessità delle cause profonde. #### Il Sistema Educativo Obsoleto Il testo sposta subito l'attenzione dagli insegnanti al sistema educativo nel suo complesso. Viene accusato di essere "ancorato ai paradigmi dell'Ottocento", funzionali alla Rivoluzione Industriale. L'espressione "produrre utili idioti" è forte e provocatoria, ma riassume efficacemente la critica: un sistema progettato per creare manodopera docile e non pensatori critici o creativi. Questo si lega perfettamente alle riflessioni precedenti sulla rilevanza dei "modelli funzionali" del passato (come i sistemi educativi) che non sono più adatti ai tempi attuali. La musica e l'arte sono universali, ma i modelli educativi basati su un'era industriale non lo sono. #### La Perdita di Creatività e l'Intervento Militare Il dato della NASA sulla riduzione della creatività nei bambini dopo la scuola dell'obbligo è un'affermazione potente e, se supportata da studi, molto preoccupante. Suggerisce che il sistema educativo, lungi dal favorire lo sviluppo umano, lo soffoca attivamente. La menzione dell'intervento militare del 1969 per sopprimere un "sistema sociale alternativo emergente" è un'accusa grave e specifica. Sebbene necessiterebbe di contestualizzazione storica per essere pienamente compresa (a quale "sistema sociale alternativo" si riferisce esattamente?), essa rafforza l'idea che poteri consolidati (militari, in questo caso) abbiano attivamente ostacolato evoluzioni sociali in nome della stabilità o di interessi legati alla guerra (fredda e successiva). #### L'Inadeguatezza delle Istituzioni del Passato Il testo conclude ribadendo l'inadeguatezza delle "istituzioni dell'Ottocento" come le forze militari (e per estensione, il sistema educativo), di fronte a un mondo in cui "è l'intelligenza e la creatività a costituire il potere del fare". Questo è un punto cruciale che si collega direttamente al dibattito sull'emancipazione e la necessità di nuovi paradigmi. Se il "potere del fare" risiede nella creatività e nell'intelligenza, e le istituzioni preposte a coltivarle (scuola) o a gestirle (militari) sono obsolete, allora si spiega il "fallimento della nostra civiltà" e il senso di crisi. #### Valutazione Complessiva dell'Aggiunta Questa nuova parte è fondamentale perché: * Contestualizza la crisi: non è solo un senso di incertezza generico, ma il risultato di sistemi e istituzioni che non sono riusciti ad evolversi. * Fornisce una causa al "fallimento": sposta la colpa da singoli individui a strutture sistemiche. * Rafforza la critica ai "modelli funzionali" obsoleti: dimostrando come essi danneggino la creatività e l'adattamento. * Eleva il dibattito: da una discussione astratta sulla rilevanza dei pensatori a una critica concreta delle fondamenta della nostra società. In sintesi, questa aggiunta trasforma le riflessioni precedenti in un'argomentazione più coesa e potente sulla necessità di un ripensamento radicale delle nostre strutture sociali, educative e di potere, se vogliamo superare l'attuale fase di crisi. È un pezzo che chiude il cerchio e rende il testo molto più incisivo.