Assalto alle Poste, la grande rapina (p.2)

Created on 2024-01-26 17:40

Published on 2024-01-26 17:53

1st draft from a post comment on 26th Jan 2024


Leggo questo articolo condiviso su LinkedIn riguardo ad una possibile cessione di quote delle Poste Italiane del 20 gennaio 2024:

Ministero Economia verso vendita del 10-20% di Poste Italiane - Incasso previsto: 1,32-2,64 mld. L’operazione potrebbe avere forma di un collocamento accelerato, simile a quello visto due mesi fa sul 25% di MPS. --Fonte: Il Sole 24 Ore.

La cosa mi fa ritornare in mente l'articolo scritto a fine 2018:

Perché alla fine, in un modo o nell'altro, sempre di assalto alla diligenza si tratta e il fatto che il giornalista de Il Sole 24 Ore abbia accostato questa ventilata ipotesi di cessione a Banca Monte dei Paschi di Siena ce lo suggerisce insieme all'aggettivo "accelerato" (aka colpo di mano).


L'INDIPENDENZA DELLE POSTE ITALIANE

In questo caso la vendita è funzionale a condividere con il privato gli utili (regalia) e l'introduzione del privato a fare pressione sul CdA delle Poste Italiane in maniera da agire più come operatore commerciale sul mercato dei servizi piuttosto che da servizio pubblico come tradizionalmente si pone.

Qual'è il vantaggio per la politica nostrana di questa operazione? Intanto che la regalia ai privati porta - nella migliore delle ipotesi - voti, e visto il livello etico probabilmente anche agevolazioni personali a coloro che si (s)vendono. Benetton docet.

L'altro vantaggio è che le Poste come operatore pubblico è un concorrente formidabile nel creare nuovi carrozzoni asserviti alla politica molto più delle Poste che invece con il tempo si sono conquistate una certa indipendenza, se non altro per la loro dimensione.

Molto difficile che anche un ministro, uno solo, possa in qualche modo asservire le Poste alla sua agenda politica. Già ci vuole un intero governo supportato dal consiglio dei ministri supportati dalla maggioranza e potrebbero fare fatica.


CASO CONCRETO: IDENTITÀ DIGITALE

Ad esempio: la convergenza della carta d'intensità, tessera sanitaria, codice fiscale, passaporto e patente in una singola identità digitale che permetta l'accesso ai dati del cittadino.

Su questa "innovazione" ci hanno costruito un carrozzone la cui etero-direzione e relative ricadute elettorali si contendono dal 2010 almeno - magari anche prima - ma quello è stato l'anno della mia prima partecipazione come oratore ad un think tank a Genova sulla carta d'identità digitale e all'obbligo di identificazione su Internet. Roba da Cina comunista, quando fatta bene oppure da svendere gli italiani agli scammer africani se fatta male.

Ora finalmente dopo quasi 15 anni il sogno bagnato della politica italiana di avere un dossier digitale unico per ogni cittadino in maniera da poterne conoscere di ciascuno vita e difficoltà così da poterci puntualmente e specificatamente "dialogare" pare essere arrivato al dunque.

Ok, Cina comunista, ma almeno lo hanno fatto bene? Considerato quello che dicono in pubblico la gente che ci lavora e la loro comprensione dei rischi della tecnologia direi di no. Anche perché se fossero in grado di capire il mostro tecnologico - molto più pericoloso dell'AI - che stanno creando avrebbero evitato.


IL DOSSIERAGGIO E LA SUA IMPLEMENTAZIONE

Diciamo che comunque - essendo lecito fare questo sistema centralizzato di dossieraggio dei cittadini non tutti rinunciano alla tentazione di un piatto di minestra per quisquilie etiche tipo democrazia e diritti individuali at the stake, non è proprio un non nulla, ma vabbhé - per lo meno con un certo senso di responsabilità e pudore nel comprendere che sono delle scarpe - perché chiunque altro skillato in materia sarebbe andato a fare altro - affidarsi alle Poste Italiane per l'implementazione tecnica e la gestione della struttura informatica relativa.

Non è che le Poste Italiane siano l'avanguardia della digitalizzazione e della sicurezza informatica - basta vedere come funziona il loro sito e le loro app android per capirlo - ma ormai sulla questione ci ho rinunciato a dialogare con loro perché ogni volta che mi presento a un ufficio postale per evidenziare lacune di sicurezza - quelle tecniche manco mi prendo il disturbo - si creano dei teatrini che pare gli abbia messo una mano sul culo alla figlia minorenne.

Ad ogni modo, per lo meno sono una banca, e tutto sommato se la cavano bene rispetto alle banche private e commerciali. Sicché già avere quel livello garantito non è poca cosa. Per lo meno si parte bene.


CONCLUSIONE

Ecco quindi che possiamo dire come cantava Battiato: di cosa vivrebbero questi politicanti se non potessero dirigere carrozzoni pubblici a loro piacimento secondo le loro più bagnate e recondite fantasie se fosse Poste Italiane, un'istituto con il rango di banca sistemica con la più capillare diffusione di uffici e ATM sul territorio nazionale, ad occuparsene della realizzazione e della gestione dell'identità digitale?

A questa domanda la risposta è quella tipica di Cetto La Qualunque: di una beata m.!

Ecco, le Poste Italiane come servizio pubblico sono per il politicante italiano il professorino che si candida a sindaco per la legalità.

Ma è legale questa cosa di schierarsi dalla parte della legge?

Eh pare di si... puuh 😅



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© 2024, Roberto A. Foglietta, licensed under Creative Common Attribution Non Commercial Share Alike v4.0 International Terms (CC BY-NC-SA 4.0).