Fallire fa schifo, meglio il TCMO

Created on 2019-02-14 18:11

Published on 2019-02-14 18:32

Published on LinkedIn on February 13th, 2019 [2nd draft]

Partendo da un interessante post di Marco Caressa nel quale va ad evidenziare com la retorica del fallimento sia sostanzialmente masochismo abbiamo avuto l'opportunità di riprendere e approfondire il costo complessivo della perseveranza in errore.

L'importanza del TCMO

Ogni decisione, anche la migliore, ad un certo punto diventa un errore. Mantenersi coerente a quella decisione comporta un costo che cresce in modo più che lineare.

Il concetto di Total Cost of a Mistake Ownership va a descrivere questo fenomeno per il quale la coerenza è una cosa positiva finché non diventa testardaggine ottusa.

Perché il concetto del TCMO è importante e più utile della retorica del fallimento come necessaria esperienza per apprendere?

Semplicemente perché non c'è affatto bisogno di sbattere il muso in terra quando si conosce già l'esito ma si può mettere le mani avanti oppure rotolarsi, oppure fare qualsiasi altra cosa che non sia banalmente seguire il percorso disastroso ormai impostato.

Fallire fa schifo, sopratutto in Italia

Ci sono anche motivi più pratici per i quali fallire fa schifo come ad esempio distruggere valore anche per gli altri: clienti, fornitori, investitori, soci, etc.

Fallire è perciò un evento negativo. Si può imparare anche dagli eventi negativi ma non è necessario che essi di determinino in eventi disastrosi, infatti chi impara per tempo, non ha nemmeno più la scusa di dover imparare qualcosa.

La retorica del fallimento è un'emerita cazzata da intellettuali che predicano con il culo seduto al caldo di una cattedra (in tempi antichi la cattedra non era il banco ma la seggiola [¹], i giudici romani si sedevano sulla sella curule [²]) citando autori America senza aver capito veramente cosa dicessero e senza aver preso atto della differenza culturale.

L'Italia non è l'America. l'Italia è lenta. L'Italia è piena di pregiudizi e in Italia il fallimento è uno stigma oltre che una procedura lenta, complicata e spesso non priva di contorsioni dovute al fatto che il fallimento, in Italia, è uno strumento utilizzato dai truffatori per sottrarre valore agli aventi diritto.

Insomma, in Italia fallire è da stupidi o da ladri. Anche perché se le cose sono lente c'è tutto il tempo di imparare e prevenire.

Il TCMO e il Risk Management

Il concetto di TCMO si inserisce nel più ampi filoni del Risk Management, del Decision Making e della diversificazione, non solo del portafoglio clienti, investitori e investimenti, ma anche in termini di punti di vista, cultura, abitudini, etc.

Infatti, ritornando la Risk Management, la domanda che il concetto di TCMO sottende può essere espressa in questo modo:

qual'è la probabilità che abbia preso una decisione che oggi mi sta remando contro e che non riesco a vederla come tale?

Questo é inerente al fatto che quando prendiamo una decisione abbiamo un'informazione parziale e solo parzialmente corretta.

Inoltre tale informazione viene processata tramite bias culturali e cognitivi. I primi sono comuni a persone che fanno parte dello stesso gruppo culturale che tendono ad omologarsi mentre i secondi sono tipici degli individui.

Un po' di sociologia

Gli individui sono diversi anche se appartengono allo stesso gruppo culturale ma buona parte di essi si allinea sugli stessi "ragionamenti, concetti, etc." in buona sostanza l'effetto gregge anche amplificato dall'ubiquo effetto Dunning-Kruger e dal suo alter-ego la sindrome dell'impostore.

Conclusione

Fallire fa schifo, ovunque ma in Italia di più. Tanto vale prepararsi a imparare prima di sbatterci il muso. Una regola di massima?

Coerenza ma senza ostinazione. Quando viene il momento di tirare la spina, si tira la spina senza indugi e si passa ad altro.

Note

[¹] La Cattedra è un sostantivo, che ha assunto vari significati molto diversi a seconda del periodo, per lo più legati all'esercizio di una funzione di insegnamento e guida in ambito religioso o culturale. Il termine deriva dal greco καθέδρα (leggi cathèdra) e dal latino cathĕdra (leggi càthedra), col significato di "luogo su cui ci si siede", cioè "seggio", in riferimento ad una sedia con spalliera e senza braccioli tipicamente utilizzata dai filosofi per tenere le loro lezioni. --Wikipedia

[²] La sella curule (in lat. sella curulis) era un sedile pieghevole a forma di "X" ornato d'avorio, in uso presso l'antica Roma. Simbolo del potere giudiziario, riservato inizialmente ai re di Roma e in seguito ai magistrati superiori dotati di giurisdizione, detti perciò "curuli". --Wikipedia

Supporto all'autore

Ti piacciono i miei articoli? Vorresti aiutarmi a migliorarli e a scriverne di nuovi? Puoi sostenere queste attività con una donazione tramite il servizio PayPal.

Did you liked this article? Would you like me to improve it and write more about the topic? Please, consider make a donation with this PayPal service.

Indice di tutti gli articoli pubblicati

Condividi

(C) 2019, Roberto A. Foglietta, testo licenziato sotto licenza Creative Common Attribution-NoDerivatives 4.0 International (CC BY-ND 4.0).