Created on 2018-09-17 07:37
Published on 2018-09-17 07:42
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Il mondo é cambiato e cambierà ancora più velocemente di quello che pensiamo.
Gli strumenti e le lotte del passato pur non cessando completamente la loro utilità e il loro effetto andranno ad avere un peso nullo.
Bisogna arrendersi all'idea che il mondo non sarà mai più lo stesso.
É recente la notizia che la NASA ha mappato e rilevato la liberazione del gas metano dal permafrost nell'artico.
NASA has discovered arctic lakes bubbling with methane and that’s very bad news – News Week, 13 settembre 2018.
Il metano ha un potere di aumentare l'effetto serra 100 volte superiore alla anidride carbonica (CO2) e non può essere eliminato dall'atmosfera dalla fotosintesi clorofilliana.
Nel permafrost artico ce n'è intrappolato abbastanza per cambiare la composizione dell'atmosfera e cuocerci arrosto come fossimo in un forno nell'arco di un secolo.
Global methane concentrations had risen from 722 parts per billion (ppb) in pre-industrial times to 1800 ppb by 2011, an increase by a factor of 2.5 and the highest value in at least 800,000 years. Unless it reaches the troposphere (16÷20km), where its lifetime is 10 years, it lasts 160 years into lower atmosphere. – Wikipedia
Il rilascio di grandi quantità di metano nell'atmosfera diminuirà la pressione relativa della CO2 ma aumenterà la pressione atmosferica. Nel complesso aumentando il tasso di assorbimento della CO2 da parte degli oceani aumentandone l'acidificazione che già sta mettendo a repentaglio la vita marina.
Great Barrier Reef is definitely not yet dead: experts announce significant signs of recovery after mass bleaching. – News Week, 10 settembre 2018
In questa ottica, se il fenomeno non si inverte e probabilmente non si invertirà, dovremo imparare a vivere negli oceani perché il Mediterraneo e altri mari più piccoli si asciugheranno dopo essersi innalzati di alcuni metri.
In 1988, an internal report by Shell predicted that CO2 could reach 560 ppm by 2030 (nowdays, 410 ppm) and it would push the planet’s average temperatures up by 2°C (nowadays, 0.9°C). Shell’s assessment foresaw a one-meter sea-level rise, and noted that warming could also fuel disintegration of the West Antarctic Ice Sheet, resulting in a worldwide rise in sea level of 5÷6 meters. That would be enough to inundate entire low-lying countries. – Global Warming’s Paper Trail, 12 sept. 2018
Parlare di diritti acquisiti in questo scenario di cambiamento non ha alcun senso. Viviamo e abbiamo vissuto il nostro tempo in maniera del tutto incosciente.
La ribellione all'uomo della strada è, come dimostra la politica italiana, una ribellione alla realtà. Una realtà che non é più in grado di concepire e non é più in grado di gestire.
La corsa alla colonizzazione della Luna e di Marte non é ciò che sembra. Sottende la necessità di trasformare le tecnologie spaziali in tecnologie industriali low-cost perché presto ci serviranno per colonizzare gli oceani giacché sulla terra ferma non ci sarà più possibile vivere.
Presto significa che riguarderà i nostri figli (millenials) e i nostri nipoti. Perciò parlare di pensione per una generazione che dovrà probabilmente affrontare il cambiamento più enorme dell'intera storia umana é qualcosa che non suona solo retrogrado ma totalmente fuori dalla realtà.
Eppure la gente si dibatte nell'illusione che il mondo di domani sarà qualcosa di molto simile al mondo di oggi. Piano ha progettato un ponte Morandi che duri 1.000 anni ma per quel tempo é probabile che avremo sviluppato le branchie grazie all'ingegneria genetica.
Tutto questo sembra fantascienza ma é più reale delle pensioni. L'inizio dello scioglimento del permafrost ci impone di pensare in un modo totalmente diverso al nostro futuro.
Fra 30 anni non andremo in pensione ma inizieremo a trasferirci nelle colonie sottomarine. Laggiù avvocati, commercialisti, poeti, filosofi e politicanti non avranno posto se non in minima parte. Ci saranno fisici, matematici, informatici e ingegneri, biologi, medici...
Vincent Callebaut's Ocean Scrapper Project.
https://www.youtube.com/watch?v=VwawntVZYEgDerinkuyu, una delle cosiddette città sotterranee della Cappadocia.
La più antica fonte scritta riguardante le città sotterranee è Senofonte. Nella sua Anabasi, egli scrive che la gente che viveva in Anatolia aveva scavato città sotterranee per viverci con le famiglie, i propri animali domestici e il cibo necessario alla sopravvivenza.
Il dibattito sul cambiamento climatico è tornato di moda ma in realtà gli scienziati non l'hanno mai perso di vista e in un articolo su The Vision viene riassunta bene, attraverso varie testimonianze e relative documentazini, la quesitone:
Nell'opinione pubblica il dibattito si è polarizzato su due opposte posizioni: i negazionisti e gli allarmisti. In sede di politica internazionale ci si è focalizzati sulle emissioni di CO2 di cui il più recente e famoso è l'accordo di Parigi del 2015 ma in realtà l'anidride carbonica è solo un indicatore dell'impatto ambientale delle attività umane come la febbre è solo un sintomo ma non è nè l'unico nè il più significativo. Basta infatti pensare che il metano CH4 in atmosfera produce un effetto serra 100 volte superiore a parità di quantità rilasciata rispetto alla CO2.
Il cambiamento climatico comincia con la rivoluzione industriale perché fino a quel momento le attività umane rientravano nel consueto ciclo ecologico ma con l'uso massivo delle fonti fossili abbiamo cominciato un percorso di alterazione prima dell'atmosfera e poi del clima nel suo complesso. Quando ci siamo accorti che questo cambiamento stava avvenendo? In ritardo ovviamente ma possiamo essere più precisi di così però ci serve come riferimento l'immagine qui sotto.
La questione del cambiamento climatico in termini di alterazione delle estati artiche e dello scioglimento dei ghiacciai comincia a porsi negli anni '40 in particolare 1938-1942 (zona in azzurro fra le due linee verticali) quindi durante la seconda guerra mondiale (WWII indicata in area azzurra).
I primi studi previsionali del cambiamento climatico sono del 1982 (novembre) e la questione viene dibattuta al Congresso degli Stati Uniti nel 1988. Il muro di Berlino cade nel novembre del 1989 (area in giallo) e solo da quel momento si possono porre nell'agenda della politica internazionali questioni più ampie che non la rivalità con l'ex-URSS come ad esempio affrontare la questione del cambiamento del clima.
C'è però un problema. Se all'inizio degli anni '40 si era all'inizio di quello che in gergo tecnico viene chiamato il ginocchio di una curva a S, negli anni '90 ci si trova a metà di quel ginocchio e a quel punto la transizione climatica non è più un fenomeno che possa essere fermato o invertito solamente con l'impegno degli USA che nel frattempo avevano posto le premesse per questo rapida transizione esportando il loro modello di produzione e consumo al fine di vincere la guerra fredda e opporsi al comunismo sovietico.
Assodato che la questione supera i due lustri di dibattito, non dovrebbe più esserci una fazione negazionista. In effetti, possiamo dividere le fazioni in due opposte: 1. quella di coloro che pensano che ormai sia troppo tardi e tanto vale fare finta di nulla e quindi il negazionismo emerge come formalità politica; 2. quella di coloro che pensano sia tardi ma non è mai troppo tardi per darsi una regolata per il meglio. Valutiamo la seconda posizione in termini pratici:
Ora, quelli che erano allineati con la seconda posizione hanno cominciato con il dire: fra cento anni succederà un disastro, poi fra cinquant'anni succederà un disastro, poi fra vent'anni succederà un disastro e infine stiamo arrivando a concordare che ormai la frittata è fatta. Eppure non sono passati cento anni, ne sono passati meno di trenta. Il problema è che hanno ragione anche i negazionisti: il cambiamento climatico non è un problema perché non ammette soluzioni ovvero ormai la frittata è fatta.
Ormai la frittata è fatta, sarà la conclusione a cui arriveremo tutti quanti probabilmente non nel 2030 ma nel 2025. Più o meno per la stessa ragione per la quale si fanno gli incidenti stradali. Perché la velocità del mezzo eccede le nostre capacità di reazione semplicemente perché non ci siamo evoluti per quel compito.
Arrivati a questo punto, potremmo chiederci: "come lo spiegheremo ai nostri figli, il disastro che abbiamo combinato?". Per me, ho formulato una risposta articolata che può anche essere raccontata come fosse una favola.
Uno scienziato del XX secolo di nome Enrico Fermi si chiese perché non fossimo stati contattati da alieni. La vita intelligente nell'universo dovrebbe essere abbondante e nel corso di miliardi di anni alcune di queste civiltà avrebbero dovuto sviluppare una tecnologia per fare viaggi interstellari.
Ora arriva la parte divertente. Il paradosso di Fermi potrebbe essere visto come un teorema del confinamento per il quale esistono tre tipi di esseri intelligenti nell'universo:
Sospetto che noi umani si appartenga al 2° tipo e forse è per questo che diciamo incontri ravvicinati del 3° tipo quando ci riferiamo agli extra-terrestri.
Probabilmente non è nemmeno un caso che la corsa alla conquista della Luna sia iniziata negli anni '60 e poi la corsa alla conquista di Marte sia iniziata negli anni 2000, rispettivamente ad un quarto e a tre quarti circa della curva ad S del grafico sopra mostrato.
(C) 2018, Roberto A. Foglietta, testo licenziato con Creative Common Attribuzione - Non commerciale - Condividi allo stesso modo 3.0 Italia (CC BY-NC-SA 3.0 IT).
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