Created on 2024-09-05 08:14
Published on 2024-09-05 08:20
Articolo scritto a partire da una serie di commenti scritti lo stesso giorno
Vale la pena ricordare che per decenni Confindustria ha pesantemente condizionato la politica monetaria dei vari governi pretendendo la svalutazione della Lira per agevolare l'export. La cosa era talmente marcata che la svalutazione viaggiava a due cifre percentuali, al punto che si dovette introdurre la scala mobile che però non compensava integralmente la svalutazione.
Si potrà obbiettare che anche il rublo svaluta (in media dell'8%, l'anno) e anche da loro gli aumenti base sono minori (5.5% anno) ma nella realtà a causa di continui correttivi che il loro governo concede, talvolta urbi et orbi altre volte per categorie, il salario medio è sempre aumentato più della svalutazione del rublo. Ma soprattutto la Russia è un grande esportatore di energia, noi eravamo la 4a potenza industriale. C'è un'enorme differenza.
L'idea alla base di questa politica monetaria era di diventare la Cina d'Europa e quindi competere sui costi di produzione. Si era così convinti di questo che si arrivò a svalutare la Lira così tanto che si uscì dal serpente monetario (SME) e così a ridosso dell'introduzione dell'Euro (1999) noi rischiavamo di starne fuori, mentre i tedeschi continuavano a bacchettarci invitandoci ad investire in innovazione.
Noi da italiani +Furby abbiamo sempre pensato che i tedeschi ci bacchettassero sulla svalutazione della Lira perché temevano la nostra concorrenza mentre loro facevano l'opposto rafforzare il marco e investire in innovazione creando un'industria ad alta tecnologia e ad elevata automazione.
Ci chiedevano una migliore qualità della produzione perché LORO avevano bisogno di quella migliore qualità ed erano disposti a pagarla bene. Ma noi, i nostri industriali, i nostri politici, continuavamo imperterriti a voler essere la Cina d'Europa e non sentivamo ragioni, perché ognuno aveva i suoi ottimi vantaggi:
i politici potevano "gestire meglio" il debito pubblico sapendo che lo avrebbero lasciato alla generazione successiva
gli industriali erano convinti di pagare meno la mano d'opera, esportare di più e ottenere più sussidi dallo Stato
i sindacati erano felici di dover essere chiamati in causa per negoziare nuovi aumenti che qualcosina vincevano sempre
Poi un bel giorno arrivò l'Euro, che gli italiani pensano sia stata la loro rovina, ma dimenticano che l'Euro è stato introdotto nel 1999, diventato moneta unica nel 2000 e la Cina - quella vera - è entrata nel WTO nel 2001.
La Cina - quella vera - che era stata esclusa dagli accordi per il commercio internazionale (Word Trade Organisation) contava una popolazione di 1.27 miliardi di abitanti al 2001. Per fare un confronto gli USA ne avevano 285 milioni, all'epoca.
Si noti che l'India era entrata nel WTO già nel 1995 e già allora contava 963 milioni di abitanti. Ma per via della seconda lingua inglese, del passato coloniale britannico, non era mai stata veramente isolata dal commercio mondiale, semplicemente vi partecipava attraverso paesi proxy, come gli UK appunto.
Quindi l'India quando entrò nel WTO è stato un po' come se l'Africa si fosse emancipata dal Franco Coloniale Francese piuttosto che un vero e proprio debutto sul mercato internazionale come lo fu per la Cina, che avevano sempre avuto il veto ad entrare da parte degli USA. Perché la Cina era un paese comunista e governato da un totalitarismo.
Ma con l'introduzione dell'Euro che gli americani hanno sempre percepito come un concorrente e un antagonista del dollaro, a sorpresa decisero di togliere quel veto.
Così mentre noi ci eravamo dati alla più feroce svalutazione uscendo anche dallo SME per prepararci a competere con l'India sui prezzi invece che sulla qualità - e questo già dovrebbe darvi un'idea di quanto fosse idiota quell'idea - ci accorgemmo che rimanere con la Lira mentre l'Unione Europea adottava l'Euro significava perdere competitività nell'esportazione.
A quel punto apparve chiaro quanto fosse sfavorevole rimanere con la Lira perché gli acquirenti finivano per doversi gestire il cambio e lo SME era proprio stato creato per fare in modo che il cambio di valuta non fosse troppo rischioso per contratti anche a medio termine.
Una lezione amara che le imprese avevano imparato quando per l'entusiasmo a svalutare si uscì dallo SME e le aziende si dovevano accettare di fare sconti su i pronti termini o accettare il rischio di insoluto temporaneo perché poi il valore di cambio sarebbe diminuito oppure comprare assicurazioni (futures) sulla tenuta della Lira. In ogni caso, extra-costi diretti oltre a quelli indiretti di dover negoziare in valuta straniera.
Già perché quando nel 1993 cessarono i trattati del mercato unico europeo (CEE), la Polonia chiese di entrare nella novella Unione Europea, sicché ci trovavamo con l'India nel WTO, e in una situazione al pari della Polonia in termini di competitività del cambio valutario e a rischio di vedere la Polonia entrare nella UE, cosa che accadde nel 2005.
La Polonia che fra tutti i paesi dell'est Europa è sempre stato il nostro più formidabile concorrente in termini macro-economici di esportazioni industriali in Germania.
Quel giorno capimmo che dovevamo per forza entrare nella moneta unica e per compensare la svalutazione che ci aveva portato fuori dallo SME, si fecero finanziarie "lacrime e sangue" con tanto di patrimoniali.
Dal canto loro gli americani che non digerivano l'idea di avere un concorrente sul piano internazionale al dollaro, decisero masochisticamente di togliere il veto all'ingresso della CIna nel WTO ed era il 2001. Così quasi 1.3 miliardi di lavoratori a bassissimo costo e consumatori di poverissimo profilo entrarono nel WTO e il nostro sogno di essere la Cina d'Europa s'infranse contro la brutale realtà della Cina, quella vera.
Per dire quanto questa follia fosse pervicacemente radicata, anche nella politica italiana basti pensare che ancora nel 2013-15 era in auge:
Napoli, 15 feb 2013 - Oggi le campagne tra Novara, Vercelli e Pavia sono chiamate sia la "Cina d'Europa" per via del riso, e sia "Camillolandia" perché, ce lo spiega Alessandro Gandolfi su National Geographic Italia (di novembre 2012). Fonte: AGI
ISFOL, l’Italia fra jobs act ed Europa 2020 rapporto di monitoraggio del mercato del lavoro 2015. - Il documento discute il Jobs Act di Matteo Renzi, un'importante riforma del mercato del lavoro italiano introdotta nel 2015 che introdusse il concetto di tutele crescenti, un unicum in Europa occidentale dove gli analoghi del nostro art. 36 della Costituzione sono seriamente osservati. In particolare riguarda la trasformazione dell'Italia nella "Cina d'Europa", ovvero di competere sul piano internazionale sfruttando il basso costo del lavoro, unastrategia è controversa e pone il rischio di un impoverimento della forza lavoro, piuttosto che un miglioramento della competitività globale - Libro sovvenzionato dal fondo europeo, Fse Spao. Finito di scrivere a dicembre 2015 e pubblicato a maggio 2016. Fonte CNOS-FAP (aka Salesiani)
Dopo l'ingresso della Cina nel WTO a breve seguito dai paesi dell'est Europa nell'Unione Europea, continuammo a procedere indefessamente su quella via.
In modo imperterrito trascinati nel baratro da Confindustria che a quel punto cambiò strategia di relazione con i governi dell'epoca, visto che la svalutazione della Lira non era più possibile, passando al ricatto esplicito. Se non ci permettete di continuare ad essere competitivi sui costi di produzione traslochiamo le produzioni in Cina o nell'est Europa.
Cosa che comunque hanno fatto, in particolare la manifattura, ma non tanto per i costi del lavoro visto che anche in Germania hanno un'ottima manifattura portata avanti con salariati 2x volte meglio pagati e meglio garantiti.
È proprio lo sfizio dell'industriale italico che ha il pallino che ogni centesimo speso in mano d'opera sia un costo e mai un investimento. La sublimazione del principio HR, risorse umane da sfruttare in misura fantozziana e oltre. Modello anche ideologico opposto allo Human Capital che però è tipico delle produzioni di alta qualità, alta tecnologia, alta automazione come la giapponese Toyota.
Fondamentalmente su mercato ci sono fondamentalmente 3 modi di porsi:
competizione sul prezzo basso;
competizione sull'alta qualità oppure
introdurre novità ad alto valore aggiunto.
Giacché non si può introdurre novità a ciclo continuo (rischio insito, legacy profits bias, etc.) o abbassare i prezzi indefinitivamente (più sono bassi e più è difficile abbassarli ulteriormente, non solo in termini assoluti ma anche percentuali) implica che l'unica strategia sostenibile sul lungo periodo sia la #2, ovvero la qualità della produzione.
Per la qualità della produzione, i salari del personale non sono solo un costo ma anche un investimento per tenersi in casa personale altamente specializzato. Non gente che gira i bulloni come potrebbe fare un qualsiasi robot anche peggio.
Infine, per concludere, a coloro che cianciano che l'Euro ci ha rovinati a noi Italiani ed è, invece, stato la fortuna della Germania occorre ricordare che:
ci siamo rovinati con le nostre stesse mani, abbiamo fatto tutto da soli;
abbiamo ignorato il buon dei tedeschi a seguire la loro strada invece della nostra;
dimentichiamo sistematicamente il ruolo della politica monetaria e di Confindustria
confondiamo la dolorosa entrata nell'Euro con gli effetti della globalizzazione
confondiamo la relazione di causa-effetto dell'ingresso della Cina nel WTO (2001) con l'ingresso nella moneta unica (2000), coincidenza temporale, che invece ci ha protetto.
Quindi, ancora una volta: colpa della Germania cattiva. Quando in realtà è stato USD vs EUR.
Già perché alla fine, scava scava, la situazione attuale è la scelta di linee politiche decise nel 1992 a cui tutto quanto il resto come finanza, economia, guerre, etc si è adeguato.
Attenzione - ho specificatamente scritto "adeguato" - perché nella realtà dopo la dissoluzione dell'URSS il rischio di confrontarsi con situazioni tipo la morte di Enrico Mattei, Adriano Olivetti oppure il rapimento e assassinio di Aldo Moro erano ragionevolmente molto basse.
Purtroppo però Mani Pulite non è riuscita ad estirpare la rete celata di gestione del potere in chiave anti-comunista. Così come non accadde in USA che fosse smantellata e così come accadde per la NATO che nemmeno si accettò quando nel 2005-2007, si ventilava l'ipotesi farci entrare anche la Russia. Invece no, piuttosto bolla dei sub-prime loans.
Esattamente come accadde con i nativi americani, fra i coloni del far-west vi erano coloro che negoziavano trattati di pace, sapendo che altri fra loro non li avrebbero rispettati ma comprandosi tempo per stabilire il loro interessi, così come per gli accordi di Minsk.
Coloro che affermano che gli americani siano nostri amici, così come coloro che affermano che gli americani siano nostri nemici, hanno ragione ambedue e ambedue hanno torto. Semplicemente perché la realtà non è una partita a Risiko e perché in Occidente abbiamo l'abitudine ormai consolidata nel tempo che i nostri politici / leader firmano cose ma senza davvero avere il potere di imporre quei negoziati anche dalla loro propria parte.
Curiosamente quanto scritto sopra in relazione agli USA vale pari pari per la Russia. Può sembrare curioso e persino ironico ma è naturale che sia così giacché noi siamo noi e siamo sempre noi, nonostante tutto, che facciamo così, da secoli, ormai.
Chi siamo noi? Siamo Europei, nonostante le differenze di lingue e costumi. Differenze che paiono enormi a noi che le sappiamo distinguere a colpo d'occhio, ma per gli americani che in genere sono poco colti, piuttosto superficiali e parlano l'inglese, noi Europei visti dall'altra parte dell'Oceano Atlantico siamo molto simili fra noi, almeno quanto lo sono gli americani del Texas rispetto a quelli di New York o della California.
Noi siamo Europei e sarebbe ora che lo riconoscessimo anche noi.
© 2024, Roberto A. Foglietta, licensed under Creative Common Attribution Non Commercial Share Alike v4.0 International Terms (CC BY-NC-SA 4.0).