La demografia nel carrello della spesa

Created on 2019-05-01 18:17

Published on 2019-05-01 18:40

Published on LinkedIn on May 1st, 2019 [1st draft]

L'evoluzione del PIL pro-capite

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Il PIL pro-capite a prezzi costanti è il prodotto interno lordo diviso per il numero di abitanti normalizzato sull'inflazione dei prezzi al consumo.

I dati sono da fonte ISTAT e ci sono delle cose da tenere a mente:

Comunque, dopo l'entrata nell'Euro questo indice è salito molto e NON per l'inflazione (prezzi costanti) ma dopo la crisi del 2007 siamo colati a picco. Peggio ancora la crisi ha dato il via alla distruzione della classe media.

La demografia al supermercato

Detta in maniera ancora più popolare: a parità di altri fattori, se negli anni '70 lo Stato si accontentava di prelevare dal nostro carello della spesa 37kg di prodotto su 100kg, oggi se ne prende 53kg, più della metà.

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Ed è così almeno da 30 anni, dal 1990 a crescere. Perciò se negli anni '70 un impiegato poteva dare da mangiare a 6 persone, oggi a partirà di condizioni può dare da mangiare a meno di 5.

Vogliamo scommettere che in questi 30 anni il tasso di natalità è sceso grosso modo dello stesso fattore?

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Dal 1974 al 1994 il tasso di natalità per donna è sceso di un'unità: se prima si facevano 2.2 figli per donna nel 1994 se ne facevano 1.2 e oggi appena un po' di più ma non grazie alla maggiore ricchezza rispetto al 1994 ma a gravidanze per ignoranza (sotto ai 22 anni della madre).

In pratica la crisi della natalità è cominciata tre anni dopo la crisi petrolifera del 1973 e la fuga in alto della pressione fiscale sette anni dopo. Ecco quando l'Italia ha deciso di suicidarsi. Poi ancora nel 1989-1995. Poi ancora nel 2007-2012. E siamo a tre: ci siamo sparati nelle palle, nelle gambe e poi in testa.

Le opinioni sono soggettive ma i numeri sono questi. L'oggi è il prodotto di 30 anni di scelte degeneri.

Il debito pubblico e la natalità

Nel 1974 il debito pubblico era di 32 mila miliardi di euro (valore attualizzato) pari al 50% del PIL di allora. Nel 1994 era 1.069 miliardi di euro pari al 123% del PIL. Nel 2004 era "solo" 1.444 miliardi di euro pari al 100% del PIL ma nel 2014 era già balzato a 2.135 miliardi di euro pari al 132% del PIL.

Ora, facciamo due conti a braccia:

Quindi il debito pubblico pro-capite è aumentato dal 1974 al 2014, in quarant'anni, di 61 volte. Pro-capite significa a testa sia per i neonati sia per i novantenni ma i novantenni non lo pagheranno (causa morte) e nemmeno gli over 70 causa pensionamento.

Quindi questo debito è stato fatto da chi oggi ha 60 anni o più ma pesa sulle tasche di chi oggi ha meno di 40. Nel frattempo i nuovi nati sono scesi da 2.2 / donna su 56 mln (0.0393) a 1.4 / donna su 61 mln (0.0230) in proporzione è aumentato di 1.7 volte per nuovo nato.

Neonati con mutuo incorporato

Un neonato nel 1974 affrontava la vita con un'aspettativa di debito pubblico per nuovo nato 105 volte inferiore ad uno nato nel 2014.

Indovinate cosa è successo? La scandenza media del BTP è andata allungandosi.

Nel 1982 era 13 mesi. Nel 2009 era di 7 anni e un mese. Praticamente si è passati dalla stagionatura e consegna di una forma di Parmigiano Reggiano a quella di un whisky scozzese barricato. Dati Wikipedia.

Ora, concludendo, possiamo affermare che la generazione dei baby boomers si è letteralmente mangiata l'Italia che avevano ricostruito i loro genitori nel dopoguerra, il futuro dei loro figli, nipoti. Insomma si sono mangiati 4 volte l'Italia intera.

La cosa più assurda è che non si sono limitati a mangiarsi 4 volte l'Italia ma hanno avuto pure la brillante idea di selezionare sistematicamente e metodicamente una classe dirigente sempre più incapace fino all'orlo della totale stupidità.

Non paghi di tutto ciò hanno pensato bene di incolpare i giovani di essere "choosy" e di essere responsabili della rovina del paese, traditori dei valori di un tempo e delle sane tradizioni di una volta. Ora temono la fuga dei cervelli all'estero e la sostituzione etnica.

https://www.cercamutuo.com/debito-pubblico-italiano-pil-dal-1861/

L'esempio tipico della famiglia tradizionale

Una famiglia tradizionale è costituita da due nonni pensionati, marito e moglie, due figli.

Poiché i nonni hanno due figli, in realtà si hanno due genitori pensionati e due suoceri pensionati per due nuclei famigliari composti da due coppie di marito e moglie entrambi i nuclei con due figli.

Questo nell'ipotesi di mortalità solo per anzianità altrimenti il limite di deflazione demografica attuale è di 2,1 figli per coppoa dove il 5% extra nella media (1/21 ≈ 5%) va a compensare il rischio di morte per altre cause che non siano l'anzianità.

Ovviamente si tratta di un caso teorico nella pratica vigono le leggi statistiche sui grandi numeri. Ma ritorniamo alla famiglia tradizionale come esempio tipico.

Perciò un padre lavoratore con una moglie casalinga si trova a dover sostenere 6 persone: lui, lei, due figli e due pensionati. Se le capacità reddituale del padre familias scendono da 6 a 5 persone diventa automatico che la coppia avrà un solo figlio.

Questa è la "demografia del carrello della spesa" ovvero come spiegare con un esempio semplice perché la classe media in Italia si sta estinguendo: una coppia con un solo figlio è indice di una società che ogni generazione si dimezza in numero.

Non serve un Einstein per capire

Il vantaggio del caso tipico della famiglia tradizionale è molto importante anche perché ci fa capire che non occorre essere dei geniali matematici per arrivare a delle conclusioni, basta la terza media.

Un uomo di 30 anni che non sia in grado di produrre valore sufficiente a mantenere sei persone non è in grado di formare una famiglia sul modello tradizionale del pater familias.

Sicché nella misura in cui una società non è in grado di gestire il ricambio generazionale sul modello che pretende di imporre non avrà alcuna possibilità di potersi sostenere a prescindere dai valori culturali che ha trasmesso, semplicemente perché non ha creato le opportunità affinché quel modello potesse essere ripetibile.

Ecco, che se chiunque abbia la terza media ha le facoltà implicite per percepire l'insostenibilità di una struttura sociale, lo stesso insieme di valori ad esso associato e la credibilità delle istituzioni che lo propagandano crolla inesorabilmente.

Insomma, per farla breve, si può prendere per i fondelli un'intera nazione per 30 o 40 anni ma non si può prendere in giro la realtà. Ed è sulla scogliera della realtà che s'infrangono le onde della demagogia. Inevitabilmente.

Lo spread ha rovinato l'italia?

In realtà lo spread è un fenomeno al pari di tanti altri. Chi ha denaro da investire fa necessariamente un calcolo di equilibrio fra rischio e interesse. Se percepisce un rischio più elevato, pretende un interesse più elevato.

Lo spread non viene deciso a tavolino è il risultato di scelte ponderate fatte da una moltitudine di investitori. Insomma, è un po' come la democrazia: si comprano i bond degli Stati che ci paiono più appetibili.

Uguale accade nel mercato azionario. Quelle aziende che hanno creato una cultura aziendale sana e producono valore, sono valutate positivamente rispetto a quelle che invece hanno fatto scelte opposte.

Insomma, lo spread è quel valore che si trova sul termometro quando si misura la febbre. Vogliamo forse dare la colpa al termometro per ciò che ha esso misura?

Se un sistema sociale è insostenibile, andrà incontro inevitabilmente a tensioni sociali e presenterà un rischio ben maggiore di inadempienza. Maggiore è il rischio maggiore è l'interesse dell'investimento.

Oltre a un certo grado di rischio da titolo d'investimento diventa un prodotto speculativo. Ed è a questo punto che intervengono le agenzie di rating nella valutazione della solidità del sottostante al titolo.

Il rating questo sconosciuto

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(C) 2019, Roberto A. Foglietta, testo licenziato sotto licenza Creative Common Attribution-NoDerivatives 4.0 International (CC BY-ND 4.0).