La mano invisibile di Dio

Created on 2019-01-15 16:50

Published on 2019-01-15 17:21

Published on Linkedin on Jannary 14th, 2018 [2nd draft]

In questo terzo articolo si riprende il dialogo iniziato con "io e il cristianesimo" e la "critica dell'etica pura" e in particolare con il seguente commento di Enzo Serafin:

Il che ci riporta a Karl Popper, all'importanza della falsificazione di una teoria e della peer-review per dare un'interpretazione quanto più oggettiva possibile ai risultati sperimentali. Insomma, i fondamentali del metodo scientifico:

Nessuna quantità di  esperimenti potrà dimostrare che ho ragione; un unico esperimento potrà dimostrare che ho sbagliato.

Questo ci porta ad affermare che in senso Popperiano e per via dell'empirismo Galileiano, il metodo scientifico è attualmente l'unico e lo stato dell'arte in termini di ricerca della verità oggettiva.

Nella sua essenza, esso è scevro di democrazia in quanto l'interpretazione {modello, teoria} che meglio si adatta alla realtà, ovvero che ne sveli le sottostanti relazioni di causa ed effetto rendendola, quindi, organica e prevedibile, diventa legge. Salvo poi essere rimessa in discussione, migliorata ed eventualmente cambiata in favore di una nuova ancora migliore.

Non vi è però nulla che, nonostante i risultati strabilianti della scienza e l'accelerazione esponenziale della tecnologia, che ci garantisca che il metodo scientifico converta verso la verità oggettiva (teoria universale) o addirittura che essa addirittura esista.

In questo senso, uno scienziato è anche un uomo di fede perché crede che vi sia una realtà oggettiva e conoscibile. Ma ciò potrebbe essere falso e l'ordine delle cose che osserviamo potrebbe essere solo una piccola parte del caos primordiale.

La cosa non è poi così peregrina giacché per caos primordiale, fino ad oggi, la scienza ha considerato l'istante zero quello immediatamente dopo il big bang.

Ma la teoria del big bang non ha soddisfatto tutti quanti perché assomiglia troppo ad una creazione dal nulla oppure negando il nulla rimane da comprendere la singolarità e le sue dinamiche cha avrebbero generato il big bang.

In entrambi i casi si tornava al concetto primitivo per il quale la causa prima era inspiegabile e quindi la si chiamava singolarità dotandola di proprietà arbitrarie e ciò è decisamente troppo simile alla creazione di una divinità.

Il big bang e la singolarità primordiale

Perché il mondo è così? Perché lo ha creato una divinità: la Singolarità Primordiale. Cercando di superare la teoria del big bang la scienza ha deciso di separarsi definitivamente dalla fede e mettere in discussione l'esistenza di un ordine fondamentale e di una causa prima.

Cinque secoli dopo Galileo, Popper corona un sogno della scienza, stabilire cosa sia scienza e cosa non lo sia. Con la fisica del XX secolo si apre un nuovo capitolo in cui si inizia il processo di confutazione dell'ipotesi zero, che esista un ordine fondamentale.

Siano perciò partiti da "Dio esiste e ha creato un universo oggettivo e conoscibile" che animava la brama di conoscenza di Galileo a "Dio è morto e anche la convinzione che la realtà esista come struttura ordinata, oggettiva e conoscibile vacilla".

Se la scienza di Galileo, metteva in discussione la dottrina, la scienza di oggi mette in discussione, non solo l'esistenza di Dio ma anche che esista un progetto e/o una struttura nell'universo.

In principio era il caos e probabilmente così è rimasto. Il caos assurge a quel ruolo che aveva la divinità o la causa prima. Le regole che definiscono le dinamiche del caos sarebbero tali e deriverebbero dalla conservazione universale dell'informazione.

Il caos assume perciò diverse caratteristiche, leggi che lo governano, e una natura intrinsecamente complessa perché con il caos non intendiamo il caso, per il quale ogni evento è equiprobabile in quanto equivalente, ma in cui l'auto-organizzazione è sufficientemente probabile perciò capita.

Ma a questo punto non abbiamo più leggi della fisica in senso classico che stabiliscano cosa può e cosa non può capitare ma solo leggi statistiche che dicono quali siano le probabilità degli eventi. Infatti è così.

Con la meccanica quantistica, con i frattali e con la teoria del caos e dell'informazione abbiamo definitivamente abbandonato il porto sicuro delle convinzioni a priori, delle leggi di natura in senso classico e quindi dell'idea tradizionale di causa prima.

Attraverso questa lente colorata che ci permette di comprendere la realtà, che oggi chiamiamo scienza, Dio non appare più essere un soggetto antropocentrico e antropomorfo ma piuttosto un'idea che se non c'è, non c'è, e se c'è è come non ci fosse.

Detto in parole più semplici, possiamo fare a meno di quello che era l'assioma zero della scienza ovvero che esista una realtà oggettiva, strutturata, organizzata e conoscibile.

È una cosa estremamente affascinante perché nel gettare alle ortiche ogni più remota velleità di scoprire la Verità abbiamo conquistato la capacità di comprendere il caos.

Credere che il caos sia la causa prima di tutto significa credere in una religione in cui Dio non esiste e qualora esistesse è come se non esistesse perché ha completamente abdicato al suo ruolo di grande architetto.

Oppure ammettere che non vi sia alcuna possibile distinzione fra il grande architetto e la sua opera. Quindi se Dio esiste esso è il tutto, esso stesso. Perciò ogni più piccola parte del tutto dovrebbe portare in se le stesse caratteristiche fondamentali del tutto.

Questa idea di meta-frattale è effettivamente verificata. Nella ricerca della più piccola frazione distinguibile della materia non abbiamo trovato nulla altro che una funzione d'onda e nella ricerca della forza che tiene in moto gli astri abbiamo trovato che in realtà la materia è energia.

Ma c'è di più. Nel tentativo di comprendere il fuoco e il calore abbiamo scoperto che l'informazione e l'entropia giocano un ruolo fondamentale nei fenomeni fisici reali e nell'evoluzione delle loro dinamiche, insomma queste due quantità non solo impongono dei vincoli ma generano le leggi stesse che governano i fenomeni osservati.

Insomma, più osserviamo la realtà nel dettaglio più essa dimostra di avere una natura effimera e intrinsecamente contradditoria, affatto materiale.

Da qualunque parte guardiamo, se guardiamo abbastanza nel dettaglio, troviamo che ogni più piccola parte della realtà ha le stesse caratteristiche del tutto.

Quest'ultima considerazione ci porta all'inizio di questo ragionamento ma a un livello più profondo, come accadrebbe a un frattale che ripetendosi all'infinito procede di livello in livello, sempre uguale a se stesso, perciò caotico nel dettaglio ma prevedibile nella struttura generale.

Anche questo appare coerente con quanto abbiamo osservato. Dove per osservazione non intendiamo solo la vista, abbiamo veduto, ma ogni possibile interazione con la realtà.

Il che a sua volta ci porta a sostenere che se Dio esiste, allora è il tutto oppure non è conoscibile, ne sperimentabile, ne osservabile, insomma è come se non esistesse perché se agisce lo fa attraverso quelle regole che determinano il caos perciò sarebbe indistinguibile dal caos.

Per coloro che si sentano sperduti e abbandonati all'idea che Dio non esista allora si tengano la loro convinzione aggiungendo questo semplice paradigma: "Dio non agisce mai di prima persona AND il caos è la mano invisibile di Dio".

La scienza non può provare che Dio non esista, ma fin dove è stato possibile osservare, si può affermare che non l'abbia trovato nè abbia trovato alcuna necessità o indizio che esista. Perciò si può concludere che

Dio non c'è e se c'è, è come non ci fosse.

In principio era il Caos e non pare vi sia nient'altro e pare che anche l'universo e la natura non sentano il bisogno di null'altro che il Caos per esistere.

Indice di tutti gli articoli pubblicati

Articoli correlati

Condividi

(C) 2019, Roberto A. Foglietta, testo licenziato sotto licenza Creative Common Attribution-NoDerivatives 4.0 International (CC BY-ND 4.0).