Created on 2019-03-06 14:10
Published on 2019-03-06 16:36
Published on Linkdin on March 2nd, 2019 [3rd draft]
Nel mondo delle start-up tutto é gonfiato e gonfiabile. Come il castello giochi dei bambini al parco. Un esempio?
L'annuncio del ministro di un fondo, da un miliardo di euro, già pronto per sostenere l'ecosistema delle start-up che in Italia (dati Startup Italia) impegna 50.000 persone.
Ora facciamo una semplice divisione:
Perciò un miliardo di euro per cinquantamila persone equivalgono ad un finanziamento di €20mila euro a persona che se venisse erogato in 3 anni sarebbe meno di 7mila euro l'anno. Soldi che comunque dovrebbero essere restituiti.
Praticamente il Governo con una mano gli darebbe il reddito di cittadinanza e con l'altra glielo toglierebbe. Geniale!
Quanto costerebbe assumere 50mila persone in PMI tecnologiche considerato che il RAL non é il 100% dei costi del personale?
Ecco, due miliardi l'anno ma i finanziamenti si restituiscono mentre gli stipendi no. Fate vobis...
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Nel mondo delle start-up tutto é gonfiato e gonfiabile. Come il castello giochi dei bambini al parco. Un esempio?
VIRALISE che é stata venduta per 16 mln ma sono cinque. Il resto del valore verrà erogato a precise condizioni soddisfatte entro precisi termini e quelle condizioni non hanno nulla a che fare con le start-up o la tecnologia ma con la business administration, EBIDTA e la due diligence.
Solo il 30% del valore totale massimo ha a che fare con la piattaforma tecnologica.
da Startup Italia, fonte: todo
L’Ebitda atteso per il 2018 è superiore a Euro 2,6 milioni. Il corrispettivo complessivo per il 100% sarà compreso tra un minimo di Euro 10 milioni e un massimo di Euro 15,950 milioni in base ai risultati del 2021. Il pagamento del corrispettivo è previsto per il 50% in cash al closing, che avverrà entro il mese di marzo e per il residuo 50% a seguito dell’approvazione del bilancio 2021 di Viralize. L’acquisto è subordinato all’esito positivo delle due diligence legale e fiscale nonché all‘ottenimento di una certificazione “clean” da parte di EY sul bilancio consolidato 2018 di Viralize che, contrattualmente, farà fede ai fini della due diligence contabile.
Se analizziamo questo passaggio rileviamo che
Se aggreghiamo le due ultime voci in una generica riferibile a una buona gestione imprenditoriale, amministrazione e controllo della società otteniamo il risultato che
Se compariamo questi valori con quelli che emergono dall'analisi di Autopsy in particolare che rispetto alla teoria generale la gestione sposti di un 1.54% la frequenza di insuccesso allora possiamo concludere che
il peso specifico della gestione è del 1,5% un numero davvero simile a quello trovato come scostamento dalla teoria generale. Perciò possiamo ottimisticamente concludere che il fenomeno delle start-up italiane sia al 98% show business e per il 2% amministrazione e controllo.
Riguardo alla vera natura di StartupItalia, ad esempio, possiamo esaminare quanto da loro stessi dichiarato sulla piattaforma di raccolta fondi di cui i dati per semplicità sono riportati qui sotto in un'immagine presa al momento di scrivere il post iniziale.
Mentre per quanto riguarda la presentazione vale la pena riportare, in particolare, questo passaggio:
Tutte queste energie insieme in un progetto concreto per i prossimi 5 anni, che parte dai 2 milioni di fatturato proforma di questo 2018 e punta ad arrivare ad oltre 11 milioni nel 2023.
Il termine pro-forma può significare due cose:
Incrociando i relativi dati appare abbastanza logico pensare che:
Se facciamo €22.000 / 1.470 = €15 ma il minimo è €240 perciò qualcosa non torna.
Se però 2.3 mln – 0.5 mln, totale meno l'investimento minimo richiesto, abbiamo che i numeri combaciano tutti.
Quindi €1.8 mln da NB e l'altro ½ mln dagli investitori. Il massimo è 3 mln quindi ci saranno 10.000 investitori minimi o al massimo 25 grandi investitori (al 4%) ma comunque 1.2/3 = 40% quindi la maggioranza decisionale rimarrà al 60% in capo a NB.
A questo punto la domanda sorge spontanea: perché l'idea delle start-up innovative riscote tanto successo nonostante la prospettiva di successo sia così risicata?
Fondamentalmente per tre ragioni:
Perciò, nella realtà, avviene che l'esposizione ad un certo tipo di informazione in aggiunta alla difficoltà di approfondire e di correttamente comprendere quell'informazione unita all'incapacità di autovalutazione impedisce alle persone di prendere delle decisioni razionalmente valide.
Questa immagine é un icona del bias dell'osservazione. Durante la WWII gli USA airforce commissionarono uno studio per migliorare gli aerei alla contraerea e dalle statistiche emerse che le parti più colpite erano quelle in figura.
Solo uno fra i tanti esperti che si occupano del caso sollevò l'obiezione che NON fossero quelle le parti da blindare ulteriormente perché la statistica era stata fatta solo sugli aerei che erano ritornati. Perciò si osserva i sopravvissuti e non quelli che magari colpiti poco ma in zone critiche erano precipitati.
Perciò le parti critiche da blindare erano le altre. Nelle start-up osserviamo lo stesso fenomeno di percezione errata. Vediamo solo quelli che hanno fatto fortuna, perché di tutti gli altri non sappiamo niente. Fra quelli che hanno fatto fortuna, l'avrebbero fatta comunque anche se non si fossero chiamati startup semplicemente perché sapevano ciò che era importante sapere.
Il fenomeno delle start-up italiane è, ottimisticamente, per il 98% show business e per il 2% una questione di amministrazione d'impresa. La parte di valore è quel 2% ma la parte interessante è la bolla del restante 98% che evidenzia la vera natura del fenomeno, molto simile al gioco d'azzardo nelle sue caratteristiche peculiari, e che determina anche la debolezza del relativo ecosistema.
[¹] esistono casi, come nell'anticipo spese per mandati forensi nei quali – anche a causa di cavilli assurdi – si è costretti ad usare un po' di cervello per poi fatturare a posteriori le spese – che per loro natura sono molto flottanti e quindi imprevedibili a priori – ancora da computare e il restante, se ne rimane, come acconto lavorazione. In questo particolare caso la fattura pro-forma funziona da ricevuta per il cliente: «il cliente X ha dato questi soldi per mandato e acconto spese, poi facciamo i conti per bene pezze d'appoggio alla mano». Ma quello forense è un mandato molto particolare, di assoluta fiducia, perché l'esito legale dipende anche da come viene svolta la consulenza. Perciò, in questo contesto, è del tutto ragionevole che il consulente forense disponga di denaro del cliente e della capacità di usarlo per suo nome e suo conto, salvo poi dovergliene rendere conto, ovviamente.
(C) 2019, Roberto A. Foglietta, testo licenziato sotto licenza Creative Common Attribution-NoDerivatives 4.0 International (CC BY-ND 4.0).