L'ovvio non esiste

Created on 2017-04-05 09:40

Published on 2017-04-05 10:14

Published on April 5, 2017

Premessa

Frequento un bar in cui è esposto un cartello "qui si lavora per il piacere di lavorare e la cortesia sarà apprezzata". Questo bar offre, come molti altri nella zona, la possibilità di consultare un giornale. Come in altri bar, il giornale è oggetto di contesa.

In informatica, la gestione delle risorse condivise non è solamente soggetta a degli strumenti di accesso ma anche a un politica. Questa politica è in generale "impegnare la risorsa per il tempo minore possibile" più varie ed eventuali. 

Questa analogia calza a pennello con la gestione della cosa pubblica, la quale dovrebbe essere acceduta e utilizzata per generare il massimo utile collettivo.

La realtà

Uno dei problemi che si osserva è che il giornale, invece di essere consultato, viene letto. Generalmente da persone anziane, probabilmente perché hanno un concetto di tempo e produttività molto più rilassato.

Il risultato è che la dozzina di avventori che passano al bar, mentre qualcuno legge il giornale invece di averlo sfogliato, debbono rinunciare alla loro possibilità di consultazione. La richiesta di avere il giornale è sistematicamente ignorata come se fosse non-pervenuta. Evidentemente c'è anche un problema diffuso di sordità.

L'ovvio questo sconosciuto

Oggi, finalmente, la barista mi fa notare che "dovrebbe essere ovvio" che il giornale si legge e non si consulta ma soprattutto non si deve chiederne il rilascio perché questo genera tensione nella sua clientela e quindi per il quieto vivere ognuno fa quello che gli pare. Altrimenti, lei toglie il giornale a tutti. Ottimo. Le ho dato ragione. Pensando, silenziosamente dentro di me, che se non è in grado di fare l'enforcement di una policy è giusto che risolva il problema terminando l'opportunità rimuovendo la risorsa oggetto di concorrenza.

Mi ha anche fatto notare come leggere il giornale sul bancone le crei un fastidio che un'anziana che lo legge in disparte monopolizzandolo non le crea. Questo si chiama selezione della clientela. Ovviamente le ho dato ancora ragione perché la selezione della clientela è un elemento estremamente importante per un'attività commerciale e/o imprenditoriale. Però le ho chiesto come mai non mi avesse fatto notare di tale disagio e la risposta mi ha disarmato, di nuovo, "dovrebbe essere ovvio". In effetti per me è "ovvio" cercare di non dare le spalle alle persone e in quel bar, o sfoglio il giornale sul bancone oppure lo sfoglio sulla mensola dal lato opposto, perciò se posso cerco di impegnare il bancone. Mi sono limitato a farle notare che l'ovvio è relativo.

L'ovvio non esiste

Non esistono cose ovvie. Esistono cose evidenti oppure non evidenti. Le cose evidenti sono quelle che noi evidenziamo e le altre di conseguenza. Questo sarebbe lo scopo della comunicazione: evidenziare quello che a noi è ovvio ma non lo è agli altri.

L'ovvio è talmente relativo da essere soggettivo.

In un pub di Londra la richiesta di consultazione di un giornale a chi lo impegna per molti minuti sarebbe stata soddisfatta come un'ovvietà. E' ovvio in alcune culture che la "res publica" sia tale e quindi soggetta a una politica di condivisione che ne generi il massimo utile collettivo. Pare invece, che nella zolla di terra in cui attualmente mi trovo, una risorsa può essere impegnata con modalità FIFO (first in, first output) e ALAIL (as long as it likes).

Servi della gleba

Una volta la gente nasceva in una zolla di terra ed ivi rimaneva per il resto della vita.

Oggi molte persone parlano fluentemente due lingue, viaggiano, lavorano all'estero e perciò anche quando ritornano alla zolla natia portano con loro "ovvietà" che sono molto diverse. Bisognerebbe capire se questo sia un'opportunità oppure un disagio. Pare che per molti sia un disagio e infatti gli italiani amano viaggiare in gruppo.

Un'altra abitudine diversamente ovvia è impegnare il tavolo di altri quando non ve ne siano altri disponibili oppure impegnarlo perché si è soli in un ambiente molto affollato. Questo in alcuni contesti sociali genera fastidio, in altri è assolutamente normale. In alcuni contesti vige la cortesia di chiederne il permesso e per reciprocità di ottenerlo. In altri come gli aeroporti internazionali, le metropolitane delle metropoli, la compresenza di sconosciuti è un fatto talmente frequente da rendere questa norma superflua oltre che non sostenibile. Per opposto in un sentiero di alta montagna ci si saluta amichevolmente quando ci s'incrocia anche quando non ci si conosce affatto.

È il contesto a generare le abitudini e le consuetudini, non l'ovvio.

La res publica

Questo per dire che la gestione della "res publica" non è arbitrariamente relativa e che il contesto tende a escludere quelle politiche relative alla sua gestione che siano superflue e/o insostenibili ma, purtroppo, non necessariamente a far emergere quelle migliori piuttosto la prima abbastanza buona. La cultura, il contesto e ovviamente la competizione accelerano o inibiscono la ricerca del massimo di performance della gestione della cosa pubblica.

Cosa ci importa di come viene gestita la cosa pubblica? Del giornale al bar, soprattutto?

Del giornale al bar, quasi nulla. Ma esso è un esempio di come una società si approcci a un concetto più generale. I politici rubano? Non è un problema mio fintantoché non vengono a rubare a casa mia. Un momento... si pagano le tasse? Integralmente? Si? Allora il fatto di avere indietro solo una frazione del welfare che sarebbe possibile con una politica onesta è equivalente a "rubare a casa mia". C'è un'altra ragione per la quale il giornale viene impegnato da una certa categoria di persone, perché sono quelle del "diritto acquisito". Così il nesso causale diventa più evidente fra idee e abitudini.

Il diritto acquisito

Non esistono diritti acquisiti, esistono diritti coniugati a doveri oppure esistono privilegi. Il diritto di accedere a una risorsa pubblica implica il dovere di impegnare quella risorsa con una logica di utilità collettiva. Questo differenzia il diritto dal privilegio e questo dovrebbe essere ovvio ma evidentemente non è mai stato chiarito, oppure come si rileva spesso, il tentativo di chiarirlo ha trovato ostacolo nella sordità di chi avrebbe dovuto recepire il messaggio.

L'autismo selettivo

Non sento e se sento non capisco è il principio del rifiuto di ogni cambiamento, figuriamoci dell'innovazione. Perciò si spera che presto la conduzione dei piccoli bar, anche in questa zolla di territorio, sia sostituita da un grande Starbuck che dia accesso wi-fi gratuito con annessa una selezione delle notizie locali e globali con sintesi executive bilingue ed eventualmente la possibilità di acquistare un set di articoli completi con microtransazioni. Questo è il miracolo che si attende? La venuta di Starbucks. No, ovviamente! In ogni caso non c'è pericolo: quelli di Starbucks fanno una ricerca di mercato su dove aprire i loro punti vendita e qui non c'è trippa per gatti.

Pragmatismo mattiniero

Pare che l'edizione on-line del giornale con abbonamento annuale costi un terzo dell'edizione cartacea. Penso che questo risolverà il problema della concorrenza all'informazione, se l'edizione online sarà leggibile quanto quella cartacea.

Per quanto riguarda la res publica direi che non urgono soluzioni, essendo evidente che non vi è alcuna percezione che la sua gestione sia un problema: no problem, no solution.

Conclusione

La prossima volta che andrò a votare, preferirò il candidato che mi convincerà di essere il più farabutto di tutti, per fare un dispetto ai miei compaesani − ovvio − anche se ho il forte sospetto che mi troverò in numerosa compagnia su quella scelta.

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(C) 2017, Roberto A. Foglietta, testo licenziato con Creative Common Attribuzione, Non commerciale, Condividi allo stesso modo, versione 3.0, Italia (CC BY-NC-SA 3.0 IT).