Created on 2017-01-07 12:26
Published on 2017-01-07 18:08
Published on January 7, 2017
I concetti che si applicano al management dei sistemi aziendali non differiscono molto da quelli che possono applicarsi ai sistemi sociali più ampi se il fine è comunque quello di ottimizzare il risultato complessivo. È vero che un sistema paese (nazione) è più sofisticato che un sistema aziendale ovvero ha più dimensioni (dimensionalità) ma anche le aziende odierne devono confrontarsi con consumatori più esigenti, media più influenti, avere una gestione del personale più orientata allo sviluppo del capitale umano, etc. etc.
Insomma per farla breve il concetto di azienda che aveva in mente Adriano Olivetti, l'imprenditore che ha fondato l'omonima società, non era poi molto distante da quello che potremmo considerare un'importante carica pubblica. In effetti un impresa è privata nella misura che appartiene a degli individui ma ha certamente un impatto sulla vita sociale basti pensare a cosa succede ad alcune zone quando una grande impresa chiude, apre o vi trasloca o decide di relocare, sia in termini sociali, economici e sia in termini ambientali.
Si può quindi fare due percorsi mentali quello che parte dall'azienda e va alla società per portare alla società l'efficienza delle capacità di management oppure il contrario partire dalla società e apprendere da essa competenze che siano più evolute che quelle che si potrebbero leggere nei tradizionali manuali di amministrazione e controllo aziendale.
D'altronde la sharing-economy e i social-media impongono ai manager di non guardare agli individui per raggrupparli in segmenti o di segmentare il mercato identificando per essi dei clienti tipo. Impongono di guardare con una visione olistica alla società e all'azienda come due sistemi distinti ma comunicanti e comunicanti non solo mediante le logiche di domanda e offerta del mercato specifico.
Se osserviamo i sistemi sociali e la loro evoluzione nella nostra storia ci accorgiamo che lo scopo ultimo della dittatura è quello di rendere le persone povere, ignoranti e ricattabili. Se partiamo da questo principio per qualificare l'operato delle persone e delle istituzione sappiamo selezionarle a prescindere dalla loro apparenza.
La maggior parte delle persone non è malvagia, fa quello che ritiene giusto nel contesto.
Se il contesto le porta ad agire in modo errato al 94% [¹] [²] è un problema di sistema e non di persone. Questo è il motivo per il quale tanti gesti di buona volontà e di solidarietà non producono il risultato sperato perché essi sono atti singoli in una struttura che procede in direzione opposta e contraria, sono salmoni contro corrente che vanno sù ma la corrente del fiume continua ad andare in giù.
Perciò se un'azienda vede un declino dei suoi KPI (indici chiave di performance) economici finanziari non è da escludersi che il problema più che di prodotto, marketing o vendite sia di ordine sistemico. Ovvero che a prescindere dalla buona volontà di alcuni la maggior parte degli sforzi venga semplicemente annullata da un sistema che ne compromette il risultato.
Per cambiare il verso della corrente occorre che i gesti dei singoli individui diventino parte di una strategia e questo è possibile solo attraverso una forma di consenso che parta da una diversa posizione [³]: coordinamento di persone intelligenti VS dittatura di individui asserviti. Anche se un'orchestra avesse buoni strumentisti e alcuni talenti non avrebbe un gran successo se gli sforzi individuali fosse accordati dal direttore d'orchestra. E' chiaro che è al diretto che guarda l'orchestra così gli individui al sistema.
Per intelligenza s'intende quella identificata dall'economista Carlo M. Cipolla ovvero la capacità di essere utili a se stessi e agli altri [4]. Spesso sento la seguente frase: "se sei intelligente come dicono perché non sei ricco." e per curiosità di conoscere l'epilogo del sillogismo rispondo "ok, sono ricco" purtroppo la risposta che ottengo è "allora sei un ladro perché non è possibile diventare ricchi senza rubare". Questo significa che l'idea dominante di "intelligenza" è quella di "furbizia" ovvero il bandito che sottrae agli altri per arricchire se stesso.
Questo modello "funziona" se i furbi sono pochi (salmoni contro corrente) ma se essi rappresentano la maggioranza e quindi il sistema allora è come una partita a poker dove pochi portano valore (intelligenti), molti lo perdono (stupidi e sprovveduti) e alcuni lo accumulano (banditi). Complessivamente in un sistema come questo il denaro circola ma il valore non aumenta. Inoltre poiché il denaro si accumula presso quei soggetti che rafforzano questo sistema è ovvio che il sistema velocemente decade sia in termini etici, economici e funzionali perché gli individui finiscono per seguire per scelta o loro malgrado l'esempio dominante.
Quando le nazioni cercano di attrarre i grandi investitori cercano di presentare un sistema paese in cui le infrastrutture, i costi (tasse, imposte, etc.), la burocrazia, le normative, etc. siano favorevoli all'impresa. Il problema è che tutti questi KPI non tengono conto di un altro e più importante valore chiave: l'organizzazione del sistema in termini collettivi. Se gli individui sono assuefatti a un sistema di tipo assistenziale oppure dominato dall'ingiustizia oppure che fa enorme fatica a riconoscere il merito, quelle persone andranno a lavorare, dirigere e controllare portandosi con loro questi BIAS culturali e l'azienda li erediterà per osmosi. Detto con le parole della saggezza popolare: siamo ciò che mangiamo, raccogliamo ciò che seminiamo.
Ma l'ambiente in cui viviamo non ci porta solo ad avere dei preconcetti ma è plausibile che porti gli individui a utilizzare le loro capacità cognitive in modo differente rispetto a quelle di cui erano dotate alla nascita (cfr. Il controllo sociale e la distribuzione del Q.I.)
Gli onesti potrebbero essere la soluzione ma la parola onesti non mi convince neanche con l'h davanti. La ragione è duplice perché l'etimologia della parola onestà deriva da onore. se parliamo di onore in Italia, già siamo ambigui. Poi perché non sono le persone quanto il sistema di valori ovvero i BIAS culturali che fanno la differenza nei rapporti fra le persone. L'apartheid era legale e prima di essa la schiavitù perciò c'è differenza fra essere onesti in senso di rispettosi della legge e in senso di persone corrette. Il concetto di persone corrette si basa sul concetto di reciprocità e nell'ampiezza dell'insieme delle persone che pensiamo essere incluse nel concetto di "nostri simili".
Il business richiede fiducia, ad esempio. Fiducia è un altra di quelle parole che in Italia suonano molto ambigue. La sua etimologia indica che viene dalle parole credere e sperare in qualcosa o qualcuno. Entrambi questi verbi hanno poco a che fare con il pensiero critico e quello scientifico. È difficile pensare che quelle le persone si comportino da "banditi" perché Adam Smith [5] che è morto tanto tempo fa, e non ha avuto modo di rivedere le sue idee alla luce della modernità, le abbia così pesantemente influenzate, forse o forse è solo una scusa. È più probabile che sia paura. Paura di perdere qualcosa e nel dubbio è meglio prendere oggi, adesso, subito. Meglio un uovo oggi che una gallina domani anche perché del domani non vi è certezza. Così dice la saggezza popolare.
E' in questo dubbio, che del domani non vi sia certezza che si radono al suolo le opportunità di vivere in un futuro migliore. Parlare di lungimiranza o di pianificazione in un sistema che pensa "qui e adesso" ha poco senso. La favola della bella addormentata è una favola, appunto. Se si è stati supini per molto tempo si può trovare la forza per darsi un colpo di reni e alzarsi ma poi per camminare serve una guida. Fisoterapia docet. Ma anche trovando una guida occorre fidarsi, credere, sperare e quindi addormentarsi di nuovo. Allora bisogna avere fiducia in qualcosa che ci tenga svegli come il senso critico e il pensiero scientifico. Ma questo richiede fatica e la fatica porta stanchezza e la stanchezza porta ad addormentarsi di nuovo.
Essere, o non essere, questo è il dilemma: se sia più nobile nella mente soffrire i colpi di fionda e i dardi dell'oltraggiosa fortuna o prendere le armi contro un mare di affanni e, contrastandoli, porre loro fine? [...] Dormire, forse sognare. Sì, qui è l'ostacolo, perché in quel sonno di morte quali sogni possano venire dopo che ci siamo cavati di dosso questo groviglio mortale deve farci riflettere. È questo lo scrupolo che dà alla sventura una vita così lunga. Amleto di William Shakespeare.
Parliamo quindi di KPI per una società o una nazione: la libertà d'informazione, la qualità dell'informazione, il rispetto dei diritti e del valore del merito. Non ci deve stupire che vi sia una correlazione positivi fra questi KPI e il successo economico che quei sistemi e le aziende in quei sistemi hanno ottenuto. Perché, salvo casi nei quali vi sia un sorpasso temporaneo, sul lungo periodo sono queste le società e queste nazioni ad essere le più prospere e resilienti anche ai cambiamenti esterni. Perché? Perché i KPI sociali si trasferiscono alle aziende e alla partecipazione pubblica. In parole semplici le imprese funzionano quando sono allineate con il sistema sociale che le ospita e di cui sono parte. Inoltre esse funzionano bene o male in proporzione ai valori che ereditano e assorbono per osmosi da sistema paese in cui hanno operatività.
Una possibile evoluzione dei sistemi sociali democratici e/o di quelli basati sul consenso, in sintesi, quando il rapporto fra fuffa e informazione eccede un certo limite.
(C) 2017, Roberto A. Foglietta, testo licenziato con Creative Common Attribuzione - Non commerciale - Condividi allo stesso modo 3.0 Italia (CC BY-NC-SA 3.0 IT).
[¹] People and Systems (December 11, 2016)
[²] L'effetto Lucifero nell'esperimento carcerario di Stanford
[³] Discorso all'Umanità nel Grande Dittatore di Charlie Chaplin (1940)
[4] Le leggi fondamentali della stupidità umana di Carlo M. Cipolla
[5] La messicanizzazione dell'Italia (§ il valore): la teoria funzionale del denaro e del valore da Adam Smith a Jack Ma