Steve Jobs era un socialista

Created on 2024-04-27 08:54

Published on 2024-04-27 09:46

Riguardo a Steve Jobs si sono scritte e dette tante cose ma una in particolare gira di frequente sui social nella forma di meme:

Non ha senso assumere persone sveglie per dire loro cosa devono fare. Assumiamo persone intelligenti affinché ci dicano loro cosa dobbiamo fare.

Curiosamente mi è stato fatto notare che questo è un tipico pensiero di un socialista.

Infatti "socialismo" per definizione si può riassumere nel

il principio per il quale la società è l'asset che garantisce tutti gli altri

Che poi è anche il concetto basilare dello Human Capital (capitale umano) come antitesi dello Human Resources (Risorse Umane).

Che poi lo HC non è molto diverso dal pensiero di Jobs, nella misura in cui l'azienda, l'ente o la società aspira alla grandezza e non a girare bulloni.

Sicché per sillogismo aristotelico si arriva alla conclusione di cui al titolo.


L'esproprio come antagonista alla partecipazione

Ma torniamo al socialismo usando la definizione dell'inglese parlato a Oxford:

socialism - /ˈsəʊʃəlɪz(ə)m/ noun a political and economic theory of social organization which advocates that the means of production, distribution, and exchange should be owned or regulated by the community as a whole.

Sostituiamo community con società e decliniamola come società di capitali (o di persone). Otteniamo che il socialismo è l'assemblea degli azioni o dei soci.

Ora, immaginate una società di diritto privato, con la sua compagine sociale e azionisti, abbia in carico di fare un lungo ponte fra due sponde di un braccio di mare, uno stretto.

Per farlo deve costruire su terreni di proprietà altrui ma immaginate che i proprietari decidessero di volere piuttosto dei soldi una partecipazione alla società o addirittura una partecipazione agli utili prodotti dal traffico sul ponte, finché il ponte esisterà.

Certo se sanno già che il ponte non verrà mai terminato o persino mai iniziato accetterebbero i soldi, ma tralasciamo questo caso, che però ci fa comprendere come sia le informazioni, sia le aspettative cambino la posizione negoziale di molto, non di poco.

Questo sarebbe socialismo per definizione: tutti coloro che sono interessati dalle decisioni partecipano alle stesse, nel loro insieme. D'altronde qualunque altro sistema implicherebbe l'uso di una qualche autorità oppure della forza.

Infatti noi in Italia, cosa facciamo? Espropriamo. Però la definizione di socialismo è contraria a qualsiasi forma di esproprio altrimenti non è la comunità nella sua interezza ma una parte di essa che decide anche per l'altra parte esclusa o in questo caso sarebbe meglio dire espropriata - non solo del loro diritto alla proprietà - ma anche dal diritto di partecipare alle decisioni.

Dove lo troviamo esaltato il concetto di esproprio? Nel capitalismo che si fonda sulla proprietà privata? No, ovviamente. Lo troviamo nel comunismo che sottomette la proprietà privata all'interesse collettivo SENZA un accordo degli interessati ovvero una libera negoziazione. Quindi esproprio coatto.


Libertà di negoziare e libero mercato

Invece, il concetto di libera negoziazione è anche alla base della teoria del libero mercato di Adam Smith che però per poter funzionare, così come millantato anche da Friedman, richiede dei presupposti accessori (vincoli) quali garantire che il mercato sia il risultato di agenti (decisori) economici (gold standard) razionali (informati, consapevoli, dotati di libero arbitrio e indipendenti).

Aggettivi che suonano vaghi in teoria ma che in pratica si realizzano solo quando tutti gli interessati ad una decisione possano partecipare a quella decisione con la facoltà di perseguire il proprio interesse egoistico: greed is good, non è vero - non sempre - ma tanto per capire da dove viene.

Guarda caso questo si realizza proprio con il socialismo nella definizione dell'inglese di Oxford che a sua volta è una declinazione funzionale del principio

Infatti eliminando i vincoli sopra citati - quindi cercando di confutare la teoria del socialismo propriamente detto, non quello ideologico o quello politico, la teoria economica - si ottiene, per esempio, che le persone prive di mezzi di sussistenza propri sono costrette a lavorare accettando, in concorrenza fra loro, salari al ribasso. Il che spiega la formazioni dei sindacati.

Bene direte, una sana e robusta competizione rende il sistema economico forte e resiliente. Peccato che la concorrenza sui salari al ribasso (HR) sia antitetica al modello (HC) proposto da Jobs perché risulta impossibile valorizzare le idee e lasciare ampi margini decisionali a persone che stai sfruttando e loro lo sanno benissimo che le stai sfruttando, diversamente non sarebbero smart.


L'intelligenza in cattività

Come se della gente che tenendo in cattività dei soggetti più intelligenti e creativi di loro, pensasse di potersi beneficiare e beare impunemente della produzione intellettuale di schiavi sfruttati.

Nella migliore delle ipotesi la produzione intellettuale sarà scarsa e di basso pregio, sicuramente poco creativa. Nella peggiore delle ipotesi essa sarà costruita in maniera da fottere sui fondamentali gli aguzzini. Anche detto honeypot approach (tattica) o Hotel California strategy.

Già perché se è possibile frustare uno schiavo affinché costruisca una piramide oppure tagliare le mani al figlio di uno schiavo che non ha raccolto abbastanza ananas, non è possibile costringere una persona intelligente - più intelligente e creativa dei suoi sfruttatori - a produrre un lavoro intellettuale ad essi utile che non lo sia anche per se stesso. Per definizione di intelligenza, stessa.


L'intelligenza e il socialismo

Quindi le persone intelligenti tendono naturalmente al socialismo, ovvero a costruire dinamiche sociali in cui tutti gli interessati possano partecipare liberamente e negoziare la loro partecipazione in funzione dei loro interessi, delle loro capacità, del loro contributo materiale, etc.

Curiosamente - non la competizione - ma la negoziazione di stampo socialista non in termini politici ma in termini di corretta e onesta gestione degli stakeholders crea le basi per costruire un'impresa di successo ovvero le permesse per una sana collaborazione. Diversamente quell'impresa sarà costretta ad auto-fagocitarsi, a masticare e sputare parte di essa (HR) in maniera da poter continuare a estrarre risorse dall'ambiente in cui vive.

Ma allora stiamo parlando di un parassita o di un predatore. Non di capitalismo o di libero mercato che necessita di una qualche forma di socialismo per poter funzionare in modo corretto. Giusto?


La fiat-currency come una cambiale

D'altronde lo stesso concetto di fiat-currency implica che vi sia un principio socialista alla base della sua stessa esistenza perché la società - ovvero l'insieme delle persone che accettano e usano quella moneta per gli scambi o come riserva di valore - ne è il collaterale (garanzia) di ultima istanza.

Il che implica anche che una politica di quantitative easing di una fiat-currency DEVE prevedere che la nuova moneta venga distribuita su base pro-capite - qualora quella moneta sia usata anche per negoziare beni di consumo necessari alla sussistenza - altrimenti quella moneta andrà ad alleggerire il valore della moneta in circolazione (inflazione) depauperando molti in favore di pochi o di un solo (l'emittente) e mettendo in discussione l'indipendenza di molti decisori che quindi non potranno partecipare interamente ai benefici del libero mercato ma solo subirlo.

Se il quantitative easing non compensasse l'alleggerimento della moneta alla base ovvero ripristinando il valore dell'asset che garantisce tutti gli altri, come per altro succede di norma, si potrebbero configurare due situazioni non mutualmente esclusive:

  1. attuazione del comunismo in versione soft ovvero non la negazione della proprietà privata ma il suo progressivo alleggerimento a patto che la fiat-currency sia considerata anche come riserva di valore e non solo come strumento temporaneo di scambi commerciali, e la concentrazione della proprietà (o del debito che di fatto la possiede) in poche entità o addirittura in una unica e centrale;

  2. frode.

Francamente non vedo una sostanziale differenza fra il comunismo e la frode, a parte l'ideologia ma - giacché le ideologie sono "cattive" per loro natura, ovvero sono proposte senza ammettere confutazioni quindi sono anti-scientifiche - nessuna ideologia può riabilitare la frode, anzi ne è una seria aggravante.


Conclusione

Curiosamente si giunge alla conclusione che il libero mercato senza la garanzia di un principio socialista che lo vincoli agli assunti espressi da Adam Smith finisce per diventare funzionalmente equivalente alla legge del più forte e verso la fine della sua completa degradazione, funzionalmente simile al comunismo nel quale la proprietà privata come diritto degli individui viene negata (o abrogata) in favore di un'entità centrale - solitamente lo Stato ma potrebbe essere qualsiasi tipo di entità, anche una banca centrale o il sistema bancario nel suo complesso - a prescindere che tale negazione (o limitazione) avvenga per un principio ideologico oppure per mera concentrazione di ricchezza.

Infatti da un punto di vista dell'agente economico razionale, non fa alcuna differenza che egli venga espropriato dallo Stato in funzione di un'ideologia piuttosto che egli sia perennemente in debito con una banca. Se poi il debito perenne si trasmettesse alla prole come l'eredità si sarebbe raggiunta la schiavitù invece del comunismo.

Capire non è un optional.



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