Created on 2024-07-09 10:12
Published on 2024-07-09 10:16
Questa è la 2a bozza dell'articolo pubblicata su Facebook in riferimento al meme sopra.
In realtà, i contributi pensionistici non sono tassati all'origine.
Infatti, del salario lordo viene tassato, secondo le aliquote IRPEF, solo quanto resta dopo aver tolto tutti i contributi obbligatori ed eventualmente quelli accessori. Quindi, in questo senso, ha senso tassare la pensione visto che i contributi non sono stati tassati all'origine.
Bisogna però capire cosa s'intende per pensione.
Se la pensione è calibrata sull'ultimo reddito allora è ragionevole tassarla. Perché l'ultimo reddito si suppone migliore di quelli precedenti e quindi più alto rispetto alla proporzione di contributi versati. Ma questo accadeva quando il posto fisso era vita natural durante e c'era l'inflazione e l'incremento minimo degli stipendi avveniva con la scala mobile.
Se, invece, la pensione è calcolata in base ai versamenti non tassati ma che non hanno maturato un incremento di valore superiore al tasso base (aka tasso di sconto) allora potrebbe essere tassata ma lievemente ovvero con moderazione visto che si suppone che il fondo pensione sappia fare investimenti più fruttiferi di quanto non offra un deposito alla banca centrale.
Il sistema retributivo si basava su alcuni assunti generalmente validi in quel periodo storico come sopra descritto. Sicché, occorre notare che quel sistema, entro una certa misura, si auto-equilibrava. Almeno, apparentemente.
Comunque, con l'adozione l'adozione dell'Euro, quel sistema cessava di avere una ragione. Intanto, perché con l'accentuarsi della precarietà nel mondo del lavoro, il percorso di carriera è escluso possa essere lineare.
Poi, perché anche la svalutazione della moneta è venuta a cessare, al punto che - in media - nell'Europa occidentale pure l'inflazione reale risultava molto minore dell'incremento degli stipendi. Come se la scala mobile fosse stata più veloce della svalutazione della Lira Italiana e quindi dell'inflazione reale. Come accade da 20 anni nella Russia di Putin, motivo per il quale ha sempre ottenuto almeno un 80% di consensi.
Certo, occorre sottolineare che un tale politica di elevamento del salario minimo e quindi di quello medio - per quanto possa essere poco rappresentativo della realtà in alcuni situazioni come con il pollo di Trilussa - e più in generale abbassare l'indice di Gini, si può fare quando sussistono determinate condizioni oltre l'inflazione, come nel caso del rublo, quali ad esempio una bilancia commerciale molto positiva.
In Italia, però, la bilancia commerciale è positiva ma il differenziale fra export ed import è relativamente, in termini percentuali, ben poco significativo da un punto di vista del PIL in cui confluiscono, come somma di valori positivi per entrambi, import ed export.
Il che non giustifica il fatto che in Italia l'indice Gini sia salito per trent'anni al punto per il quale ha incontrato quello russo prima della pandemia (o meglio sarebbe da dire, dell'ultima pandemia quella del covid-19). Però aiuta a comprendere che a determinare il reale vantaggio di avere una bilancia commerciale positiva è il c.d. sottostante:
(export - import) / (export + import)
(export - import) / debito pubblico
(export - import) / PIL
Un paese ricco di materie prime come la Russia rispetto ad un paese industriale, come era l'Italia, hanno due relazioni con la loro bilancia commerciale e quindi con la politica estera, completamente diverse. Specialmente in uno scenario di conflitto globale, perché della borsa griffata o della mozzarella DOCG si può fare a meno, mentre è un grosso sacrificio dover fare a meno di elettricità e benzina.
Ritorniamo alla questione delle pensioni e in particolare occorre notare che quando si parla di pensioni è impossibile evitare di parlare di fondi pensioni (e.g. INPS) e della loro gestione.
Data la natura solidale delle pensioni e il lungo orizzonte temporale (e.g. 40 anni) appare ovvio che tali fondi non dovrebbero mai investire a rischio ma sempre a capitale garantito perché se il tasso di rendimento fosse il 2%, investendo a rischio il 2% del capitale, l'effetto complessivo - specialmente sul lungo periodo - potrebbe essere un pareggio.
Ma se a fronte di un rendimento base del 2%, il capitale esposto al rischio fosse del 10% appare ovvio che in quel caso nemmeno l'interezza del capitale è garantito. Questo, senza contare gli investimenti allo scoperto che sfruttano le leve finanziare perché in quei casi la perdita può superare N volte il capitale investito a rischio.
Ne consegue che la gestione di un fondo pensione debba essere oculata, molto prudente e quanto mai orientata a titoli e obbligazioni istituzionali che ne garantiscano sia il rendimento sia il capitale. Diversamente, sul lungo periodo, un piccola deviazione potrebbe portare all'impossibilità per il fondo di essere solvibile.
Si noti, in particolare, che i conti correnti sono garantiti - in caso di fallimento della banca in cui sono stati aperti e i liquidi versati - dalla BCE fino ad un ammontare di €100.000, il resto è considerato perduto. Il che implica che anche depositare su un conto fruttifero di una banca oltre quella cifra, mette, potenzialmente il capitale a rischio.
Quanto a rischio? Fate conto che per una sorta di interpretabilità delle norme bancarie e in particolare di quel passaggio che obbliga le banche a prestare - ovvero ad esporre a rischio - un valore che non sia superiore rispetto al totale dei versamenti dei correntisti di un rapporto 1:50.
Quindi direte, il 2% perché le banche c.d. sistemiche o "istituzionali" anche se sono soggetti privati quindi naturalmente orientati all'utile più che al servizio, saranno molto prudenti e garantisti con i depositi dei loro correntisti. NO!
Infatti, prestano 50 volte quello che hanno in deposito.
Poi ci chiediamo da dove sia venuta la crisi dei sub-prime loan? Superfluo. Così una banca che fino al giorno prima era tripla AAA con outlook negativo, è stata azzerata nel giro di una settimana. Però almeno avranno imparato? No. Infatti lo "scandalo" del fallimento di L&B ha avuto come "collaterale" il debito pubblico.
La ragione? Se la gente perde fiducia nel sistema bancario/finanziario cade il castello di carte quindi il fallimento del sistema bancario è un problema c.d. "sistemico" e bisogna intervenire con denaro pubblico, preso in prestito da chi? Se non fosse una tragedia, sarebbe una commedia.
Vabbhè, direte voi: se lo Stato prendendo in prestito denaro a debito dal sistema bancario fallito riscatta gli istituti falliti e ripiana la voragine che hanno creato, almeno quegli istituti saranno nazionalizzati e ricondotti a più miti e prudenti consigli. NO!
Sappiamo benissimo come è andata a finire: lo Stato - sia quello USA sia quello Italiano e altri ancora - hanno preso in prestito moneta a debito dal sistema bancario fallito, hanno rilevato gli istituti bancari disastrati, e poi dopo aver mitigato il disastro che hanno fatto, ha venduto le quote ottenendone un surplus.
Già ma quel surplus non copre minimamente ne la riparazione dei danni che hanno fatto e neppure gli intessi sul debito contratto per la riparazione di quel danno. Però il PIL sarà cresciuto un botto. NO!
Pensate che abbiano cambiato le norme bancarie per limitare le esposizioni? NO!
Però, dopo 16 anni, sono finalmente giunti all'accordo Basilea IV dove rispetto al precedente accordo di Basilea III, i parametri per verificare la sostenibilità dell'esposizione nel breve periodo saranno più stringenti invece che più laschi e complicati oltre ad averli resi maggiormente incompleti escludendo alcuni casi particolari? NO!
Quindi ritornando alla gestione dei fondi pensione, mi pare ovvio che occorre evitare come la peste gli istituti bancari privati che non siano anche banche centrali visto che nell'arco temporale di 40 anni, non è possibile escludere che essi falliscano.
Se, invece del deposito alla banca centrale, prendessimo un deposito il cui rendimento fosse indicizzato al valore dell'oro fisico, scopriremmo che il suo rendimento - comunque assicurato sul lungo periodo - sarebbe ben più alto di quanto il tasso di sconto garantisca.
Sicché, qualunque contributiva non aggiornato su questo indice è una perdita, se andiamo a ben vedere, sicché quale sarebbe la logica di tassare qualcosa che avrebbe dovuto essere ben maggiore? Quel differenziale, sono già le tasse pagate, anche troppe.
Ora, chiediamoci: come mai l'uomo della strada non può andare in banca e aprire un conto deposito con un rendimento indicizzato al valore dell'oro fisico?
Non solo l'uomo della strada ma nemmeno la Banca Centrale potrebbe aprire un conto deposito il cui rendimento fosse indicizzato con il valore dell'oro fisico. Se lo facesse significherebbe porre dell'oro fisico come collaterale a della moneta a corso legale.
Sicché, sotto questo punto di vista, viene da chiedersi:
perché dobbiamo pagare delle tasse su delle retribuzioni pagate con della moneta a corso legale per la quale non vi è alcun collaterale?
Nello stampare nuova moneta, non veniamo già tassati in funzione della nostra liquidità?
Così infatti succedeva con la Lira e la sua svalutazione ovvero l'inflazione dei prezzi non era altro che il risultato di quella tassazione occulta.
C'è da aggiungere che la dichiarazione dei redditi è una pratica burocratica che prima ancora di avere un valore fiscale ha lo scopo di valutare: 1. la sudditanza allo Stato; 2. conoscere chi guadagna e quanto, quindi aver i dati per sapere chi vale la pena di tenere sotto controllo.
Un retaggio del passato, di quando regnava la monarchia?
Non proprio, però anche il sistema gerarchico di vassalli, valvassini e valvassori era concettualmente molto più semplice - in quanto mancavano gli strumenti per aggiungere complicazioni - ma ugualmente efficace nello stabilire una gerarchia anche fiscale, a scendere giù fino a chi, in fin dei conti, erano coloro che producevano lavoro.
Ritornando ai tempi moderni e a parlare di moneta. Quindi con l'Euro è peggio?
Avrebbe dovuto essere meglio, in teoria. In pratica la BCE è un istituto privato ovvero non è moneta emessa in nome dei popoli europei ma è la c.d. moneta a debito. Il che comporta che gli stati europei si devono finanziare a debito.
Come tutti coloro che devono finanziarsi a debito - gli imprenditori lo sanno bene - sono dolori quando si parte da una condizione di debito pregresso come nel caso dell'Italia.
Mentre le cose vanno molto meglio per un paese come la Germania che invece di svalutare la loro moneta, ha lavorato sodo per rivalutare il marco tedesco in vista dell'ingresso in Europa e nello stesso tempo per contenere il debito pubblico al minimo possibile.
Quindi, quando Tizio che ha 140 di debito e un giro d'affari di 100 va dalla banca a chiedere denaro, la banca chiede un premio di rischio per quel prestito. Questo premio di rischio si chiama spread (divario) fra BTP e bond tedeschi.
Perché i bond tedeschi fanno indice di mercato?
Perché la Germania con il suo 60% di rapporto debito pubblico rispetto al PIL è lo stato europeo che secondo i criteri correnti offre maggiori garanzia ad una banca. Quindi è come se un'azienda con poco debito e un grande giro d'affari, su cui fa un buon utile (avanzo primario) chiedesse soldi ad una banca o a degli investitori privati.
Nel caso della Germania, si sono visti dei tassi d'interesse negativi. Compravano bond tedeschi di valore nominale 100 euro per 105 euro quindi rimettendoci 5 euro dopo 10 anni. Pazzi? No, era un momento in cui era preferibile depositare i propri risparmi presso il Tesoro tedesco piuttosto che in una qualsiasi banca privata inclusa la BCE.
Quando il tasso dei bond tedeschi è negativo ovvero il valore di facciata è inferiore a quello pagato significa che quello è il premio di rischio che la Germania incassa rispetto alla solidità del sistema bancario. Questo dovrebbe sollevare alcune domande spinose, in effetti.
In effetti, l'idea che il sistema bancario possa fallire, non è peregrina. Anche se da un punto di vista dei dogma finanziari, questa è una bestemmia in chiesa. Come se a Monopoli ad un certo punto finissero i soldi a disposizione alla banca e quindi la banca andrebbe fallita.
Come si gestisce questo paradosso a Monopoli? Con un dogma.
La banca centrale non può fallire e continua ad ammettere moneta anche se non vi è più la possibilità di farlo. Moneta a debito, appunto. Quindi se la banca centrale - in quanto ente privato - comincia ad emettere moneta a debito significa che è fallita oppure che non aveva fin da principio diritto alcuno di operare.
Quando è accaduto che le banche centrali - intese come istituti privati - hanno cominciato ad emettere moneta a debito?
In USA è cominciato quando gli accordi di Breton Wood sono stati cancellati eliminando il golden standard. Non è del tutto vero però. Perché il contratto che vincolava il dollaro alla disponibilità di greggio sottoscritto dall'Arabia Saudita ha creato il petroldollaro.
Il contratto a sostegno del petroldollaro si è concluso di recente, in concomitanza con il G7 in Italia in Puglia, perché dopo 50 anni non è stato prorogato per volontà dell'Arabia Saudita.
Quindi, da un punto di vista teorico, il sistema finanziario e bancario basato sul dollaro è fallito quel giorno.
Tanta roba, altro che pensione!
Non ci stupisce che in questi recenti anni abbiamo visto una gestione alquanto particolare della pandemia, poi la guerra in Ucraina con la NATO contro la Russia. I governi europei, chi più e chi meno, hanno cercato di buttarsi verso l'estrema destra - quindi dittatura - creando sistemi di tracciamento come la moneta digitale, il portafoglio digitale, il cassetto fiscale, il fascicolo sanitario digitale, passaporti biometrici, e compagnia cantando.
In Italia addirittura concentrando l'accesso a tutti questi dati attraverso una singola struttura di consultazione e vendendo infrastrutture critiche quali la rete TIM al fondo di investimento KKR che risulterebbe capitanato da un americano ex-direttore della CIA così come ex-CIA ed ex servizi segreti gestiscono la sicurezza informatica di Cassa Depositi e Prestiti, il forziere dello Stato Italiano.
Tutto questo non stupisce se pensiamo che il messaggio che - in un modo o nell'altro - dovrà essere dato pubblicamente è il default.
Sicché, o la gente la si manda in guerra a morire, oppure si rischia una rivoluzione. Per prevenire una rivoluzione cosa c'è di meglio di una soft dittatura creata ad hoc per gestire di fatto un sistema totalitario basato sul dossieraggio dei cittadini?
Così, nel mentre, si comprende anche perché sempre più spesso sentiamo parlare di debito pubblico e indebitamento privato. Dateci pure i soldi della BCE emessi a debito, tanto per quando sarà il momento di restituirli sapremo tutto dei nostri cittadini in maniera che se dobbiamo ripagare il debito con le patrimoniali, sapremo morte e miracoli di ognuno di loro.
Perché proprio noi Italiani per primi?
Anche per questa domanda, ormai, dovreste saperla la risposta. Il governo americano e i suoi vari apparati - in particolare quelli meno trasparenti - gli esperimenti "sociali" prima li collaudano su di noi e poi eventualmente li esportano.
Sempre fortunati noi italiani, direte. In effetti questo è un primo posto di cui avremmo fatto a meno. Comunque la ragione per la quale preferiscono noi ad altri è perché siamo creativi: troviamo sempre un modo di aggirare l'ostacolo.
Quindi se riescono a condurre il disordinato e indisciplinato - ma non ribelle - gregge italiano allora possono condurre qualsiasi altro gregge. Pare, però, che invece anche dei pastori di capre calzati con sandali - se decidono di ribellarsi, vita o morte che sia - riescono nel giro di una decade a mettere in fuga nel cuore della notte anche l'esercito più potente al mondo. Afganistan docet. D'altronde, le capre - quelle vere - sono un po' più riottose delle pecore.
Eh già, eccoci qua. Avevano ragione "loro", è tutta questione di soldi.
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