Created on 2017-01-27 19:07
Published on 2017-01-27 19:17
Partiamo da un tema di attualità che spesso finisce per animare discussioni poco serene e quindi turbare gli animi e confondere le ragioni.
L'obbligatorietà della vaccinazione non è coercizione in quanto è un sistema di dovere (vaccinazione) in funzione di un diritto quale l'accesso al sistema sanitario e educativo pubblico. La coercizione si attua quando si viene obbligati con la forza. Se si rinuncia ai dei diritti specifici cessano anche i doveri annessi.
Differentemente coloro che scelgono per la non vaccinazione potrebbero unirsi a un fondo di garanzia per coloro che subiscono danni da quelle malattie specifiche reintegrando in questo modo il dovere di vaccinare i figli si reintegra anche il loro diritto di accedere ai servizi pubblici collettivi. Se il costo di tale sottoscrizione risultasse inammissibile sarebbe un'altra prova che effettivamente la vaccinazione di massa porti un beneficio collettivo concreto e non sostituibile.
Analogamente coloro che, invece, scegliendo la vaccinazione debbono essere compensati da eventuali danni che andassero a subire. Coloro che associano il dovere di vaccinarsi a eventi storici del tutto non attinenti (deportazioni o peggio) hanno dimenticato che quegli eventi non erano inseriti all'interno di uno schema di garanzia dei diritti dei singoli verso quello del gruppo che bilanciasse in maniera equa rischi e opportunità, diritti e doveri, per entrambi.
Purtroppo l'individuo è tenuto a sacrificare parte della sua libertà per la possibilità di partecipare alla collettività - si può discutere di quale sia il giusto equilibrio di questo compromesso - ma non si può negare ne l'opportunità di essere parte di qualcosa di più grande e neppure che questa opportunità richieda una certa restrizione dell'individuo.
Diversamente sarebbe la jungla dove ognuno è titolato a perseguire qualsiasi scopo e portare avanti qualunque azione. Questo scenario appare emergere, appunto, da quello che osserviamo quotidianamente quando scopriamo che sotto alle apparenze, invece, si è violato il patto sociale e quindi il nesso di fiducia che legava gli individui alla collettività.
Ora, il problema è che la vaccinazione è una scelta/dovere dei genitori ma gli effetti ricadono sul figlio e gli altri bambini, principalmente. Questo però non dovrebbe sollevare alcuno scandalo o perplessità.
Qualunque azione facciamo ha un impatto sulle generazioni future, incluso quando andiamo a buttare la spazzatura oppure usiamo l'auto.
La differenza sostanziale è che con i vaccini vediamo la siringa mentre con altri comportamenti il nesso causale non è così evidente: la spazzatura gettata indifferenziata, il mattino dopo sparisce dal cassonetto per magia e noi ci dimentichiamo che sia mai esistita ma purtroppo non è così.
Allora il problema è scegliere?
L'obbligo risolve il dilemma della scelta.
Allora il problema è vedere?
Una tenda risolve il problema della vista.
E' ovvio che la questione richiede uno sforzo migliorativo, come tante altre questioni e ad esempio, non ultima la raccolta differenziata.
L'opposizione antivaccinista è cominciata mascherata da dubbi che correlavano i vaccini alle sindromi dello spettro autistico. Il problema non è mai stato chi dice le cose ma chi le accetta senza attendere una verifica adeguata. Ci sono effettivamente delle questioni non banali dietro l'obbligo di vaccinazione. Perduta la fiducia che certe pratiche siano eseguite per il bene collettivo - piuttosto per interessi oscuri o sospetti tali - allora certamente è più difficile parlare di equilibrio diritti e doveri.
Perciò il problema della fiducia si espande e destabilizza ogni cosa, inclusa la ragione, incluso lo spirito critico. E' in questo crollo della fiducia che si rischia di finire in tragedie che si cerca di ricordare per non ripetere. Perciò ben vengano le discussione sui vaccini se ci portano a concludere che il problema di fondo non sono i vaccini ma la fiducia nella collettività, quindi negli altri, nell'essere umano, nell'umanità.
L'alternativa a ristabilire la fiducia individuale e collettiva nell'umanità è quella di accettare, serenamente, senza ipocrisia, guardandosi negli occhi, di dirci fra noi:
Welcome back to the Jungle!
(C) 2017, Roberto A. Foglietta, testo licenziato con Creative Common Attribuzione - Non commerciale - Condividi allo stesso modo 3.0 Italia (CC BY-NC-SA 3.0 IT).