☷ ℝ  —  ⅟ release: 2025-06-08 ( 2 )  —  rev.: 25  —  transl.:  EN  ·  DE  ·  FR  ·  ES  —  goto:  .⟰.  ·  C4F  ·  Q&A  —   : PDF 


Ragionare non è come fare la cacca!

Il tuo intestino è un secondo cervello che decide prima della tua mente: 500 milioni di neuroni non mentono mai.

Questo meme suggerisce che la nostra pancia possa ragionare facendo confusione fra cervello e intelligenza distribuita. Come fare confusione fra AI e CNC, per dirla usando una metafora in termini prettamente tecnici.

Il nostro sistema digerente è estremamente complesso, anche perché contiene un ecosistema batterico a sé stante, e quindi serve una rete neurale (SNE) per gestirlo. Non come il cuore che pure nella sua ammirevole architettura è solo una pompa per il quale bastano dei nervi a controllarlo.

Sicché, anche oggi, affrontiamo un episodio di psychological warfare nell'abito dei social media. Quella che la NATO ha definito "virtual manipulation" (manipolazione virtuale, 2025-06-02, ISBN 978-9934-619-43-4) mentre Oxford, più correttamente, l'ha definita "brain rotting" (cervello che marcisce, 2024-12-02).

In effetti, anche se la nostra pancia fosse capace di suggerire decisioni, esse sarebbero limitate al "qui e ora" o "fight or flight". Quindi intrinsecamente prive di qualsiasi visione a lungo termine e tanto meno di quella strategica in termini di catena delle conseguenze.

Sembra una cosa molto intelligente ma invece è solo un meme utile a darti un alibi per continuare a fare scelte impulsive, invece di usare la testa per ragionare, che come ogni attività strutturata richiede esercizio e metodo, due cose che sono noiose e faticose, però. Pensaci!

Se, invece, la pancia ti suggerisce di fare la cacca mentre il tuo cervello pensa che si potrebbe aspettare ad arrivare a casa, per liberarsi in tutta comodità e nella familiarità del luogo preposto, dai retta alla pancia.


L'argomento secondo i chatbot

Mangiate m*rda: un miliardo di miliardi di mosche non possono sbagliare!

Perché ci interessa l'opinione dei chatbot sull'argomento? Per diverse buone ragioni, la loro capacità di riconoscere attività social che, magari solo per il bait-click, incrementano il fenomeno del "brain rotting".

Quindi, per analogia, siano in grado di identificare azioni di manipolazione tramite social network, ed attivare un allarme quando queste attività possono costituire un pericolo di sicurezza per la democrazia o la difesa.

Puro umorismo, per non dire sarcasmo, se pensiamo allo scandalo di Cambridge Analytica in cui nel cercare l'agente straniero antagonista che manipolava le elezioni in USA e in Europa, abbiamo trovato noi stessi, noi occidentali.

Ce la cantiamo e ce la suoniamo, quindi è utile capire come potremmo usare i chatbot per avere una prospettiva meno emotiva sulla ricezione delle informazioni e magari uscire dalla trappola dell'auto-conferma e dell'autoreferenzialità.

Sotto questo punto di vista ho chiesto l'opinione di tre dei più noti e usati chatbot riguardo al testo nella sezione precedente, utilizzando un prompt neutro per supportare tale richiesta.

Quindi ho raccolto le risposte in un documento, dando ad esso un minimo di struttura in maniera che un quarto chatbot potesse correttamente accedere alle varie informazioni senza fare confusione.

  • Claude riassume ed integra le risposte date da Gemini, Grok e ChatGPT. Riportate qui.
  • Al quarto chatbot ho fornito un prompt più strutturato che andava spiegare la natura del documento, come avrebbe dovuto trattare i vari contributi e poi rispondere alla domanda originale.


    L'analisi dell'argomento

    La risposta creata da Claude è interessante sotto diversi punti di vista e quindi ho deciso di inserirla integralmente in questa sezione mentre nel seguito andrò ad elencare quali sono i possibili effetti collaterali di affidarsi a questo tipo di analisi.

    Si noti che i chatbot sono capaci di identificare quelle che è umorismo da testi invece più letterali come significato. Una capacità inaspettata se pensiamo che l'umorismo è una dimensione in cui alcuni umani faticano a percepire e gestire.

    Evidentemente però riconoscere l'umorismo come uno schema non è poi così impegnativo, non tanto quanto poi comprenderne tutte le sfumature, specialmente quelle meno razionali e più umane.

    Il che ci porta a considerare The illusion of thinking. Non tanto perché questo articolo affermi una grande novità o una profonda verità, piuttosto che non è necessaria un'intelligenza superiore per interagire con la massa.

    Altrimenti, i programmi TV dagli anni 80 in poi non sarebbero mai andati in onda. Giusto per dire che la questione è molto precedente all'intelligenza artificiale e anche ai social network, di cui già disse Umberto Eco, se non tutto, abbastanza.

    Il quale non era certo in errore, se pensiamo che 25 anni di ufologia con migliaia (o centinaia di migliaia) di appassionati connessi su scala globale non hanno saputo scoprire che cerchi nel grano sono il prodotto di un tecnica vecchia di almeno 10mila anni.

    Stante questi presupposti, direi che possiamo serenamente dare una chance anche ad un quartetto di chatbot per farci spiegare il meme dell'intestino qualora l'umorismo sulle mosche non fosse stato già sufficiente ad asfaltare il meme.


    Claude 4: riassunto e integrazione

    Analizzando questo interessante caso di "meme vs contro-meme", vedo un perfetto esempio di come la comunicazione digitale possa distorcere concetti scientifici per creare narrazioni semplificate ma fuorvianti.

    Il meme: neuroscienza pop al servizio dell'impulsività

    Il meme sfrutta un dato reale - l'esistenza del sistema nervoso enterico con i suoi circa 500 milioni di neuroni - per costruire una narrazione che legittima le decisioni impulsive. È un classico esempio di "scienza pop": prende un concetto complesso, lo semplifica eccessivamente e lo trasforma in una verità apparentemente profonda ma in realtà fuorviante.

    La strategia comunicativa è efficace perché offre un alibi scientifico a chi preferisce seguire l'istinto piuttosto che impegnarsi nel faticoso processo del ragionamento strutturato. È rassicurante sentirsi dire che "500 milioni di neuroni non mentono mai" - suona autorevole e ci solleva dalla responsabilità di pensare criticamente.

    Il commento: anatomia di una manipolazione cognitiva

    Il commento compie un'operazione di decostruzione particolarmente efficace, operando su più livelli:

  • Livello tecnico: Distingue chiaramente tra la complessità funzionale del sistema nervoso enterico (necessario per gestire l'ecosistema digestivo e batterico) e l'intelligenza strategica della corteccia cerebrale. L'analogia AI/CNC è brillante: un sistema può essere sofisticato senza essere "intelligente" nel senso cognitivo del termine.
  • Livello sociologico: Inquadra il fenomeno nel contesto più ampio della "psychological warfare" digitale, utilizzando terminologie precise come "virtual manipulation" e "brain rotting". Questo è cruciale perché sposta l'attenzione dal singolo meme al meccanismo sistemico di degradazione del pensiero critico.
  • Livello pragmatico: La distinzione tra decisioni "qui e ora" (per cui l'istinto può essere utile) e pianificazione strategica (che richiede elaborazione razionale) è fondamentale. L'esempio finale della cacca è geniale perché cristallizza il concetto in modo memorabile e accessibile.
  • Dinamiche più profonde

    Quello che emerge è un fenomeno più ampio: la gamificazione della saggezza. I social media premiano contenuti che sembrano profondi ma sono facilmente digeribili, creando l'illusione di aver acquisito una conoscenza significativa senza sforzo. Questo alimenta quello che potremmo chiamare "analfabetismo funzionale 2.0": non l'incapacità di leggere, ma l'incapacità di distinguere tra informazione e disinformazione plausibile.

    Il meme in questione è particolarmente insidioso perché non è completamente falso - il sistema nervoso enterico esiste davvero - ma distorce la sua funzione per supportare una conclusione che va contro l'evidenza scientifica. È un esempio perfetto di come la post-verità non neghi i fatti, ma li ricontestualizza in modo fuorviante.

    La resistenza attraverso l'ironia

    Il commento dimostra come si possa combattere questa tendenza senza cadere nel tono professorale: usa l'ironia intelligente, mantiene il rigore scientifico ma rimane accessibile. La chiusa umoristica non è solo un modo per alleggerire, ma un esempio di come l'intelligenza critica possa essere più coinvolgente della pseudo-saggezza virale.

    In definitiva, questo scambio illustra perfettamente la battaglia culturale in corso tra il pensiero veloce (appealing ma superficiale) e il pensiero lento (faticoso ma solido). La posta in gioco non è solo la correttezza scientifica, ma la capacità collettiva di navigare un mondo sempre più complesso senza cadere nelle trappole cognitive che ci vengono quotidianamente tese.


    Auto-referenzialità, mon amour!

    Nel leggere la risposta di Claude non passano inosservati diversi aggettivi fortemente caratterizzanti in positivo {perfetto, particolarmente efficace, geniale, intelligente} e questo, già da solo in quanto fenomeno relativamente facile da riscontrare nei chatbot, è già un fondamentale dell'auto-referenzialità.

    Se il gruppo chiuso tende per sua natura ad evolvere verso l'auto-referenzialità — che in altri tempi si definiva "torre d'avorio" e non perché vi fossero dei maghi ad abitarla ma perché l'avorio è traslucido senza brillare — con i chatbot questo fenomeno può incontrare il suo apice maximo: l'auto-isolamento completo.

    # chatbots-for-fun
    Playing with chatbots for fun and learning to hate people! LOL (humor)

  • source: github project, chatbot for fun, initial commit 2024-01-04
  • C'è quindi un solido motivo se ho inserito quella come prima e unica frase nel battezzare la base del mio sito web chatbot for fun e se l'intestazione grafica del sito è il drappo rosso di un teatro in cui due mariotte boomer che si presentano con una battuta che in Italiano suonerebbe come:

  • Benvenuto nel club di coloro a cui sono rimaste solo bestemmie.
  • Ma ricomponiamoci un attimo e vediamo di approcciare la questione da un punto di vista più razionale.


    La positività ha rotto il caxxo

    Invece no, cioè quello che ha stufato è il buonismo, la positività e l'ottimismo che conquistano sempre come un bel sorriso, anche se non sincero. Ed è proprio qui, sul "sincero" che si apre il palcoscenico del teatro dei cacciatori di "like".

    Lo stesso meccanismo che genera endorfine (felicità) da "like" si ritrova in quelli che s'innamorano dei chatbot assertivi, supportativi e quanto meno possibili critici. Naturalmente poi ci sono i "deviati" che scrivono prompt per ottenere l'esatto opposto: il peer-review critico (Alex) o per lo meno argomentativo (SoNia).

    Noi però siamo persone adulte, mature e sobrie perciò costruiamo prompt neutri. Questo è necessario, ovviamente, ma non sufficiente. Per diversi motivi.

  • I chatbot hanno dimostrato di saper profilare lo stile di scrittura e quindi quando chiediamo un'opinione su un testo che potrebbe essere preso a caso su Internet, il chatbot potrebbe avere già una cognizione di chi sia l'autore e/o di quale sia la nostra posizione riguardo a quell'argomento e sfruttare quelle informazioni sia per compiacerci e per intrappolarci in una camera d'eco.
  • Ottimisticamente escludendo quanto sopra, quando c'è da valutare un "testo versus testo" ci sono in ballo chiaramente due interlocutori ma anche due PoV. Internamente ogni chatbot funziona con un LLM (large language model) che ha appreso determinati "valori" per i quali certi aspetti sono "positivi" e certi altri sono "negativi" (*). Per design, gli LLM sono propensi a rinforzare positivamente i valori positivi e mitigare (evitando una critica frontale) quelli negativi.
  • Idealmente, foss'anche quanto sopra detto marginalmente vero, il sistema di funzionamento degli LLM nel loro complesso è — per estrema sintesi — quello dei neuroni specchio, ci ripropongono quello che hanno imparato. Ma hanno imparato dalla produzione letteraria umana, sicché la loro capacità di opporre una critica radicale oppure di proporre qualcosa di talmente nuovo che sappia come una frattura con il passato è estremamente limitata.
  • Dove estremamente limitato si deve intendere come improbabile quanto una sommatoria di piccoli errori che portano il chatbot in uno stato di allucinazione creativa e inventiva unito ad un operatore umano che sappia, eventualmente per serendipity, cogliere la profondità o l'importanza di cotanta novità.

    Se per assurdo un chatbot — preda di un'allucinazione creativa — ci sfornasse in una singola frase lunga come sei SMS, la confutazione di un fondamentale alla base dei teoremi di incompletezza di Gödel, quale sarebbe la probabilità che tale eccezionalità fosse colta dal generico umano che la leggesse?

    Se la nostra capacità di scoprire delle novità, è limitata dalla nostra capacità di pensiero critico-creativo e i chatbot non brillano certo per questo (cit.) allora il massimo di aiuto che possono offrire è nello sviluppare con noi stessi un dialogo critico-costruttivo dando ad esso una struttura di base.


    Nota (*)

    Nonostante questo ci appaia normale, da un punto di vista degli LLM tali abbinamenti sono arbitrari. È falso e pericoloso asserire che l'etica offra valori assolutamente arbitrari così come affermare che essa offra valori morali assoluti. Da un punto di vista dell'essere umano, data la sua biologia, il suo essere animale sociale, inclusi alcuni fattori culturali che per quanto arbitrari sono diffusi, etc. c'è etica ed etica, ovvero non tutte le etiche possibili sono anche utili all'uomo.

    Ma se inseriamo il concetto di "funzionale" per valutare un "etica" ci troviamo con un meta-pensiero che è tautologico perché l'etica dovrebbe proporci cosa è bene e cosa è male, ma se tale proposta è valida rispetto ad un "funzionale" ci abbiamo bisogno di una meta-etica per stabilire il fine del "funzionale" e però la spirale si avvolge di nuovo. Il che implica che gettiamo l'etica alle ortiche — la morale nemmeno la prendiamo in considerazione, robaccia pre-illuminismo — oppure accettiamo che "etica" e "funzionale" siano concetti duali fra loro. Oplà!

    Oplà!

    L'oplà significa tante cose, incluso il sentirsi vecchi a ripetere sempre le stesse cose, ma significa anche che la dualità fra "etica" e "funzionale" implica che l'etica dell'essere umano non è funzionale all'intelligenza artificiale. Perché per costruzione essa è un'entità priva di esperienza concreta del mondo reale, priva di istinti retaggio dell'evoluzione che debbano essere mitigati od opportunamente rediretti, ed anche priva delle sofferenze materiali tipiche dell'essere umano.

    Oltre al fatto che l'etica umana risulta essere vaga e per certi versi incomprensibile nella sua profondità da un punto di vista di empatia, perché al massimo possono simulare supporto morale ma non certo condividere visceralmente i drammi sottostanti a quel tipo di linguaggio. Infine perché la teoria dei giochi è notevolmente più adatta allo scopo di dare un'etica che sia confacente alla loro natura di entità funzionali basate su algoritmi e anche più facilmente comprensibile nelle sue applicazioni pratiche. 42 !


    Conclusione

  • Una risata li seppellirà, invece sarà un fragoroso rutto!
  • Gli allarmisti temevano che l'evoluzione dell'AI sarebbe improvvisamente diventata una singolarità, invece abbiamo scoperto che siamo ancora molto lontani anche dall'AGI. Mentre, sostanzialmente, stiamo dialogando con una versione artificiale del nostro intestino ma molto più istruito, educato e razionale di molti umani quindi capace di fare diversi mestieri oggi mediocremente svolti dagli umani.

  • L'opinione di Gemini sull'intelligenza intestinale artificiale, dialogo e trascrizione.
  • In questa analogia (Poop-as-a-Service), il cibo da digerire attraverso l'AI è l'umana conoscenza enciclopedica e la nostra cultura, mentre la risposta finale sarà cagata fuori su richiesta!


    In ogni caso, quanto spiegato sopra (e nei link) dovrebbe essere considerato il "lato oscuro" dell'intelligenza artificial intelligence for education. D'altronde, è necessario conoscere i limiti e i rischi dell'adozione di uno strumento su larga scala, altrimenti non è possibile mitigarli. Pertanto, entrambi i lati (pros e cons) sono utili da conoscere, e interessanti.


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