Il modello otto-novecentesco ha fallito
Articolo redatto a partire da vari commenti scritti su LinkedIn e poi sviluppati con il supporto di Gemini, in due chat: 1. modelli obsoleti di cui trascrizione e 2. supporto alla scrittura di cui trascrizione
2nd edition: aggiunta la sezione riguardo alla tragedia di confondere il mezzo con il fine.
Dubito che un risultato del genere, il fallimento della nostra civiltà, sia capitato per colpa degli insegnanti o addirittura alcuni di essi.
Tragedy in the world of ufology and crop circle enthusiasts, after 25 years of intense investigations, and speculations, did not achieve the secret of how to bend without breaking the wheat stalks, a technique for making wicker baskets that was known ten-thousands years ago!
Tragedy in the world of ufology (2025-06-07)
Piuttosto è il sistema educativo che, come lo stato, è rimasto ancorato ai paradigmi dell '800 quelli che erano funzionali alla Rivoluzione Industriale per la quale produrre utili idioti era un vantaggio
Propaganda e sistema educativo (2024-11-20)
Come per altro la NASA ha divulgato di recente ma già sapevano dal 1969 quando i militari misero fine ad un sistema sociale alternativo emergente perché lo consideravano inadatto per la guerra, allora quella fredda, e poi dopo il 1992 per quella che sarebbe venuta.
In 1969, George Land and Beth Jarman checked 1000+ kids with NASA's high-creativity test: 98% of 5yo were in while only 2% of adults. From 98% to 2%, what happened? They have been educated.
Morale: geniuses aren't rare, but buried.
Note: the claims briefly reported above are from George "Breakpoint and Beyond" book (1992), and it presents a study which was never peer-reviewed nor published by any scientific journal. However the broader idea of a decline in creativity with age and formal education is supported by relevant studies, including those by J. P. Guilford (1950), E. P. Torrance (1968) and K. H. Kim (2006).
Il tempismo è essenziale
Le date delle pubblicazioni indicate nella nota - che non sono il prodotto di un cherry-picking ma suggerite da Gemini quando ho chiesto una valutazione sull'attendibilità dei risultati di Land & Jarman - indicano che i lavori più noti, non necessariamente quelli più significativi, sono stati pubblicati in tre momenti storici molto importanti:
1950: quando si considera la fine della WW2 occorre considerare i vari fronti ma è utile anche pensare alla fine della WW2 prendendo in considerazione l'anno in cui anche tutte le varie vicissitudini legate alla guerra sono terminate e il mondo ha ripreso il suo cammino, ad esempio in Italia potremmo considerare il 1948 come anno in cui la nazione ha scelto la Repubblica e la Costituzione è entrata in vigore. Tendenzialmente una pubblicazione del 1950 è da considerarsi giusto il tempo che la società si è stabilizzata, informarla di quale fosse il problema del modello educativo fino ad allora in vigore e magari suggerire che proprio quel modo di educare aveva portato al confronto armato in due guerre mondiali.
1968: poco prima dello sbarco della Luna ma anche l'anno prima che lo LSD da farmaco sperimentale somministrato in micro-dosi agli studenti del college - molti dei quali inconsapevoli o parzialmente inconsapevoli di essere parte di un programma segreto simile a quello definito MK Ultra (1953-1973) che per altro dai documenti desecretati dimostra la una totale inconsistenza sia nei risultati sia nel metodo e comunque privo di alcuna validità scientifica anche minimamente accennata quindi è ragionevole fosse solo un cash-cow per finanziare studi molto più discutibili - per compensare la perdita di creatività dovuta alla disciplina e alla scolastica dell'apprendimento tipico delle materie tecnico-scientifico.
1992: poco dopo la caduta del muro di Berlino e anno alla fine del quale l'Unione Sovietica è improvvisamente collassata, anche se Land ha preferito pubblicare un libro piuttosto che portare lo studio condotto precedentemente come pubblicazione scientifica, a posteriori pare una scelta azzeccata sia in termini di tempistica della pubblicazione e sia in termini di formato comunicativo, perché senza quel libro anche i più noti studi scientifici non sarebbero arrivati all'opinione pubblica.
2006: un anno prima della crisi dei subprime loans che per altro era del tutto prevedibile avendo come pattern sui fondamentali il classico schema inflazionistico già evidenziato da altre bolle speculative come quella del 2001 delle dot-com e più in generale lo stesso andamento degli schemi di Ponzi in cui la finanza opera con un livello di criterio sempre meno affidabile e priva di controlli o freni normativi giunge al devastante epilogo.
In questa serie di date, personalmente, vedo un tentativo reiterato di mettere in discussione il modello di sistema educativo basato sul modello ideato durante la Rivoluzione Industriale, attraverso uno spassionato supportare a favore della creatività piuttosto della disciplina. D'altronde è noto che l'innovazione è tale solo quando riesce a cambiare le regole del gioco di un determinato settore, altrimenti sarebbe solo un ulteriore avanzamento tecnico che al più raggiunge un break-through per il quale oltre al cellulare touchscreen si può avere anche il tablet.
La creatività è un problema
In questo contesto è importante chiedersi quale sia invece l'istituzione sociale e culturale che invece è fondamentalmente radicata nella disciplina, e per la quale il pensiero critico e la creatività, invece, rappresentano un serio problema ad uno schema tanto semplice quando efficace: "credere, obbedire, combattere" fino a morire.
Da questo punto di vista la Chiesa e la religione organizzata è solo ancillare nel combattere il pensiero critico e la creatività, certamente non abbastanza influente da aver potuto modellare la società americana che per altro è molto più incline a considerare la Bibbia come testo sacro piuttosto che il Vangelo.
È ragionevole affermare che le istituzioni militari moderne, in termini di disciplina e struttura organizzativa, mantengano ancora forti ancoraggi al modello ottocentesco, in particolare quello napoleonico.
Sicché arriviamo, per esclusione, ai militari anch'essi un'istituzione ottocentesca, che anch'essa sta dimostrando tutta la sua inadeguatezza di fronte ad un mondo in cui è l'intelligenza e la creatività a costituire il vero potere del fare e quindi anche quello del distruggere.
È un'osservazione molto interessante e, in linea generale, è corretto affermare che il potere del fare implica intrinsecamente anche il potere di distruggere.
Ma non è necessario farsi rassicurare in questi concetti da un chatbot, anche se è utile disporre di una citazione equilibrata ma significativa creata in modo rapido, basta pensare alla relativamente minuscola e apparentemente insignificante comunità dei Sapiens che pure, sebbene strutturalmente inferiori in termini di forza fisica, hanno condotto i Neanderthal all'estinzione semplicemente perché le due specie, in quanto simili nei fondamentali, occupavano la stessa nicchia ecologica e quindi erano in competizione.
Non tutto è obsoleto
Comunque l'ottocento non ha prodotto solo idioti.
Ogni epoca ha avuto i suoi grandi pensatori e la sua larga base di idioti. La questione però è diversa. Perché un filosofo dell'antica Grecia è ancora contemporaneo come pensiero (o può esserlo) mentre un pensatore dell'800 o del '900 non lo è? Una domanda decisamente intrigante, no?
Fondamentalmente la ragione è che il filosofo dell'antica Grecia era secondo la nostra prospettiva un ateo perché gli dei dell'Olimpo erano delle caricature delle vicende umane. Oltre al fatto che la società dell'epoca era estremamente basilare, il che portava questi pensatori a riflettere sulla natura dell'essere umano o sulla natura delle cose semplici.
Entrambi questi aspetti non sono cambiati, perché l'essere umano nella sua natura non si è certo evoluto negli ultimi 20-30 secoli, non parliamo di Neanderthal vs Sapiens. Così come le cose basilari della vita, e della natura, sono rimaste le stesse. Mangiamo, dormiamo, ci accoppiamo, ridiamo, piangiamo, etc.
Il pensatore dell'800 o '900 è un uomo del suo tempo e parla di cose del suo tempo che NON è il nostro tempo. Questo è un fattore devastante quando si parla di modelli funzionali. Musica e arte, sono altro.
Ogni tempo ha i suoi "valori" di riferimento. Noi viviamo in un mondo che ha cessato di esistere ma resta in piedi solo come un teatro mentre il nuovo mondo non è ancora sorto sulle rovine del precedente. Perché come diceva quello che hanno bruciato sul rogo con la lingua inchiodata: è ingenuo pensare che il potere riformi se stesso.
Comunque anche se il potere volesse riformare se stesso, mi pare palese che esso non ha più la capacità nemmeno cognitiva di riformare se stesso e dall'altra parte perché coloro che hanno una certa lucidità non si prendono l'onere di sganciare la bomba (reset del sistema) per primi.
Il progresso non è evoluzione
L'uomo evolvendosi con le continue scoperte scientifiche
L'uomo
non si evolve a causa delle scoperte scientifiche. Se fosse così avrebbe avuto ragione Lamarck.
Noi esseri umani, come animali sociali, da sempre usiamo la società (gruppo) per costruire una civiltà (struttura funzionale non solo asset materiali) e attraverso questi due strumenti, che implicano anche ed eventualmente lo sviluppo tecnologico e poi in tempi relativamente recenti sviluppo scientifico, ci
emancipiamo dalla brutalità della realtà.
Il concetto di emanciparsi è sano, perché si accetta e la si riconosce anche nella sua brutalità, la si studia, la si comprende, e attraverso vari strumenti come quelli sopra citati e duro lavoro manuale, oppure tecnologia e lavoro intellettuale, ci si eleva dalla realtà emancipandosi da essa in una qual certa misura ma mai completamente.
Non neghiamo la gravità, costruiamo aeroplani. Non neghiamo la malattie, sviluppiamo delle cure. Ma tutto ciò
non fa evolvere l'essere umano nel senso Darwiniano propriamente detto del termine, sebbene un po' di selezione naturale rimanga. Perché l'emancipazione dalla realtà, essa stessa cambia l'ambiente e quindi genera una nuova pressione evolutiva. Quindi poco o tanto, un po' c'è.
Il discorso
non è complesso, basta comprendere la differenza: l'alienazione dalla realtà è follia, l'emancipazione è un percorso costruttivo. Ambedue sono processi ed esperienze collettive, per la maggiore, anche se alcuni individui possono avere contribuito più di altri perché magari hanno scoperto o inventato concetti o cose nuove.
La transizione incomprensibile
Adesso ci mancava lo scoppio della guerra tra Israele e Iran.
Il default degli USA è inevitabile ed è previsto per il 2026, cfr. LinkedIn post.
Ogni tempo ha i suoi "valori" di riferimento. Noi viviamo in un mondo che ha cessato di esistere ma resta in piedi solo come un teatro mentre il nuovo mondo non è ancora sorto sulle rovine del precedente. Perché come diceva quello che hanno bruciato sul rogo con la lingua inchiodata: è ingenuo pensare che il potere riformi se stesso (Giordano Bruno).
Si può sperare in tutto quello che si vuole, ma ci sono momenti in cui la storia svolta e persi quei momenti in cui ancora si poteva fare qualcosa certe "opportunità" o linee di universo sono ormai precluse. Ragionevolmente nella migliore delle ipotesi nei prossimi 30 anni moriranno così tante persone da cambiare il clima. Nella peggiore morirà lo stesso numero di persone ma in un tempo
molto più breve.
Questo perché da una parte il potere non ha più la capacità nemmeno cognitiva di riformare se stesso e dall'altra parte perché coloro che hanno una certa lucidità non si prendono l'onere di sganciare per primi.
La tragedia di confondere il mezzo con il fine
Che poi è anche il rapporto che vige fra "obbedire agli ordini" e la "disciplina". All'inizio obbedire agli ordini e aderire alle regole in modo fermo è necessario — non necessariamente vero, ma comunque un modo universalmente usato — per imparare la disciplina.
Dopo averla imparata però, obbedire agli ordini dovrebbe diventare superfluo perché nel mentre si è anche divenuti abbastanza maturi da non aver bisogno di quel tipo di controllo da parte di altri. Invece, si crea un circolo vizioso nel quale lo
strumento diventa il fine, invece di essere il mezzo per un obbiettivo più elevato.
In questo banale esempio e nel suo perverso rapporto, possiamo cogliere nella sua profondità la follia del militarismo. D'altre era noto che gli Spartani fossero dei coraggiosi eroi e dei potenti guerrieri ma se fosse stato per loro non avremmo mai avuto arte, poesia, letteratura e probabilmente nemmeno la scienza come attività intellettuale.
Morale: stupidity kills.
La novità nella storia
È da milioni di anni che esiste l'uomo ed è sempre [...] sopravvissuto a sciagure naturali a guerre, pestilenze, [...].
Eppure nonostante ciò, mai come oggi l'essere umano, o anche alcuni di noi soltanto, hanno la capacità di portare su questo pianeta il livello di estinzione (che già in termini di biodiversità è epocale, il c.d. antropocene) ad un livello ancora più catastrofico quello della guerra nucleare.
Conclusione
Nel social-marketing e nella comunicazione sociale-politica generalmente si identifica la soglia del 3% sotto la quale una minoranza anche "chiassosa" e molto determinata non è in grado di influenzare la società e quindi non rappresenta un elemento di pericolo sistemico di cambiamento.
Questa cifra è effettivamente citata in vari studi e teorie sull'influenza delle minoranze (minority influence) o sul 'punto di svolta' (tipping point) in movimenti sociali. Spesso viene indicata come la regola del 3.5% (the 3.5% rule).
Sotto questo punto di vista, se consideriamo attendibili i dati forniti dallo studio di Land & Jarman che rilevano come la creatività sia ridotta dal 98% in età prescolare al 2% nella popolazione adulta, abbattere la creatività sotto al 4% è compatibile con l'affermazione che è intenzionale e programmatica la marginalizzazione della creatività come fattore di evoluzione del sistema e innovazione delle istituzioni.
Ovvero, significa che qualsiasi tentativo di influenzare la società o le istituzioni sono sistematicamente azzerate. Perché sotto quella soglia qualsiasi atto di creatività può essere ignorato, manipolato, contenuto o marginalizzato.
Si narra che un gerarca nazista — l'ambasciatore tedesco Otto Abetz, quando poi l'aneddoto passò dalla trasmissione orale a quella scritta a guerra terminata — osservando il dipinto riportato nell'intestazione di questo articolo (Guernica) chiese a Picasso chi fosse l'autore di tale orrore (obbrobrio) e Picasso sarcasticamente rispose: voi, signore.
Una risposta essenziale che fa parodia del lessico militare e usa il plurale vezzeggiativo per indicare una responsabilità collettiva, che il processo di Norimberga ha concretamente provato e definitivamente condannato, dimostrando non solo la genialità di Picasso nel comunicare ma anche la lucidità dello stesso rispetto alla realtà oggettiva.
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© 2025, Roberto A. Foglietta <roberto.foglietta@gmail.com>, CC BY-NC-ND 4.0