sezione scritta a partire dal post #1 pubblicato su LinkedIn una settimana prima, circa.
Questo meme, per altro condivisibile in generale, è stato diffuso per sostenere la necessità di mantenere intatto il secondo emendamento della Costituzione degli Stati Uniti d'America (4 March 1789) che garantisce il diritto dei cittadini di detenere e portare armi.
I reject the belief that I must to be defenseless in order for you to feel safe.
Rigetto la convinzione che io debba essere indifeso per farti sentire al sicuro.
A prescindere che siate d'accordo o meno con quel principio espresso da una costituzione scritta più di due secoli fa, è importante osservare come attraverso la diffusione di meme si possa radicare o sradicare delle convinzioni generali per ottenere un risultato specifico.
Si tratta di una cosa interessante soprattutto perché chi gioca a questo gioco NON ha la più pallida idea delle conseguenze generali di un simile inquinamento della cultura (o delle credenze) della gente. In questo caso, però, sono quasi tutte positive le diverse declinazioni.
Rigetto la convinzione che io debba essere povero per farti sentire ricco.
Rigetto la convinzione che io debba essere stupido per farti sentire furbo.
Rigetto la convinzione che io debba essere ignorante per farti sentire intelligente.
Mentre la prima è una questione che si potrebbe dibattere all'infinito perché in effetti in Svizzera ci sono più armi, anche fucili automatici, pro-capite di quanto non ve ne siano in USA ma il tasso di omicidi e quello delle sparatorie è prossimo allo zero quasi assoluto.
Dagli altri casi però possiamo trarre delle lezioni molto importanti, soprattutto per quanto riguarda la percezione della società e di come vorremmo che fosse. Perché in tutti questi casi, anche nel primo con le dovute distinzioni, è sempre lo stesso: chi non riesce a migliorare la sua condizione in termini assoluti cerca di peggiorare quella degli altri in maniera che il miglioramento sia relativo.
Proseguendo su questa strada, si scopre il motivo principale per cui la nostra società sembra così distopica e la nostra civiltà stia collassando. Tuttavia, il significato generale era già stato spiegato molto prima: la tolleranza raggiungerà un livello tale che alle persone intelligenti sarà vietato pensare per non offendere gli imbecilli.
Una citazione solitamente attribuita a Dostoevskij, ma più probabilmente è di un autore anonimo su Internet.
L'anonimato su Internet
Perché l'anonimato su Internet è un altro di quei concetti che si vorrebbero eliminare, non solo da Internet, ma dalla testa delle persone:
Se ti nascondi nell'anonimato, è perché sei un criminale.
Un'affermazione tanto vera quanto l'alternativa:
L'anonimato non è nascondersi, ma evitare i tanti pirla.
Infatti i criminali, quelli veri, quando temono di essere identificati e quindi arrestati, usano documenti o identità false. Proprio perché l'anonimato non nascondersi e per nascondersi occorre porre qualcosa fra il sé e chi cerca.
Anche questo aspetto dell'anonimato su Internet rientra nell'ambito della politica e quindi della propaganda. Il motivo specifico sarà spiegato nel prosieguo di questo articolo, e ci sarà una link che riporta qui. In sintesi, l'anonimato su Internet in Italia è una questione politica almeno dal 2008, perché se critichi un ministro e lo fai con molta cognizione di causa, non è reato. Però il ministro potrebbe convincere il CEO della tua azienda a licenziarti.
Perciò si afferma che l'anonimato su Internet è indispensabile per il dibattito democratico e da parte opposta si afferma che proteggerebbe i pedofili (cfr. post #2 o suo dump). Ma i criminali per finalizzare il loro intento devono necessariamente esporsi: incontrare la vittima, incassare il denaro, etc.
Non potrebbero mai nascondersi all'ombra di un personaggio fantomatico come Cattivik oppure dietro un'AI super-intelligente. Anzi, quello è il modo in cui il "sistema" riesce a fare ghosting delle persone scomode, quando non riesce a distruggere la loro reputazione e la loro carriera.
Sicché, il "sistema" (inteso coma la collettività di tutti coloro che, non solo godono dei vantaggi dello status-quo, ma che li determinano anche, o per lo meno ci provano o vorrebbero farlo, incluso quello che gli americani chiamano deepstate) non vuole l'anonimato su Internet ma lo impone per ghostare gli indesiderati più determinati e capaci.
Paradossalmente dando loro un potere ancora più radicale dell'anonimato per mancanza di identificazione, l'anonimato di Stato. In pratica, si diventa agenti segreti! Ovvero, il "sistema" si rifiuta di ammettere l'esistenza stessa (o la causalità fra azioni ed eventi) di agenti c.d. non allineati. Il faraone non deve sapere che gli scribi sanno calcolare le eclissi ma non generale, e non deve sapere che qualcuno sa far volare aquiloni.
Altrimenti l'illusione del controllo diventa evidente, come un trucco di prestigio che viene svelato.
In politica vince chi ruba più forte
sezione scritta a partire dal post #4 pubblicato su LinkedIn lo stesso giorno.
In politica vince chi ruba più forte. La ragione è banale: il singolo individuo può fare scelte consapevoli e ragionevoli, il branco vota di pancia. Noi siamo animali sociali e quando si tratta di scegliere fra Gesù e Barabba, sappiamo come finisce: un piccolo gruppo di determinati urlatori decide quale dei due e generalmente quelli di Barabba sono i primi e più convinti urlatori.
Questa scena del Vangelo è stata ripresa, anche se pochi davvero l'hanno riconosciuta, nel film Cetto La Qualunque, quando il "professorino" ebbe l'ambizione e il coraggio di candidarsi in politica per perorare la legalità e da parte antagonista, naturalmente, una risposta incivile non si è fatta attendere. D'altronde Cetto aveva molto da perdere e compari presti alle maniere spicce, oltre che un gran budget per assumere un guru della comunicazione.
Quindi in politica si ruba forte, perché chi meno ruba, perde le elezioni. La parte interessante è che spesso sono proprio i derubati che votano per chi li ha truffati più forte. Le aziende che sperano di recuperare i contributi elettorali con appalti gonfiati, i cittadini che temono di perdere diritti e servizi a causa dei dissesti finanziari creati da chi chiede il loro voto per risolvere quei problemi.
I sindacati, che in questi giorni sono in sciopero generale per la crisi di Gaza, non fanno differenza, gli ordini professionali anche, la parrocchia così come il club delle bocce uguale. Non esiste alcuna entità organizzata che prescinde da questa logica. Se non quelle che sono intrinsecamente elitarie, autonome e autosufficienti.
Un aneddoto vissuto da raccontare
Come lo era il LUGGe (Linux User Group Genova) che come associazione creata e dotata di statuto depositato dal notaio, implicava un livello tecnico di accesso inusuale, troppo elevato per il "popolino". Era autonoma per competenze, organizzazione e tecnologia (Open Source) ed era autosufficiente in quanto autofinanziata.
Dopo 10 anni, quando il livello tecnico di accessibilità crollò anche grazie alla diffusione di Ubuntu, l'età media dei soci che inizialmente era molto giovane andò invecchiando, cominciarono ad infiltrarsi logiche politiche, le discussioni progressivamente virarono sull'ideologia-politica invece che sugli aspetti tecnici, le persone con alta qualificazione cominciarono a perdere entusiasmo ormai circondati da gente sempre più simile degli urlatori che a nerd/hacker.
Alla fine si dissolse per disinteresse e all'unanimità dell'assemblea. Il "Grande Delitto" era finalmente compiuto e gli antagonisti del Software Libre che erano incapaci di piazzarsi nel mercato privato e quindi si erano aggrappati alla speranza della politica e della pubblica amministrazione finalmente si costituirono come associazione che velocemente passò di mano in favore dei galoppini della politica e a discapito dei pochi che nonostante le "filosofie mentali" avevano skill tecnici.
Risultato finale? La più alta concentrazione di skill tecnici in ambito Linux Embedded di Genova fu distrutta per agevolare il Nulla.
L'origine dell'autorità del potere
Ho citato questo caso perché è uno di quelli che più di altri ho avuto modo di osservare dall'interno, essendo stato il primo fondatore di quel gruppo (tessera sociale #1), anche se non fui il primo presidente per decisione del primo consiglio dell'associazione e in fondo quella tradizione di alternarsi ai vertici ha proseguito per l'intera esistenza del gruppo. Sicché, a posteriori, sarebbe arduo affermare che la fondazione fosse stato un evento insolito rispetto alla vita associativa.
Nell'arco del tempo il dibattito, come in tutti i dibattiti di natura politica, è sempre stato incentrato su chi detenesse il potere e da quale autorità traesse questo potere. Questo non era ovvio all'inizio ma con il crescere dell'associazione, delle sue attività e quindi della notorietà è emerso. Più a causa degli ultimi arrivati che dei soci storici, però questo dibattito sebbene in forme embrionali esisteva anche dal principio della fondazione.
Il dibattito fra i soci era se a "governare" (ma potremmo sostituire a questo verbo una qualsiasi azione o ruolo o titolo) dovessero essere quelli "intelligenti" (ma potremmo sostituire a questo aggettivo un altro qualsiasi relativo al merito, come "capaci" o "preparati") oppure se, invece, fosse la democrazia a dover determinare la struttura di governo. La democrazia, che avrebbe garantito alternanza (che invece c'era comunque) ed evitato l'arroganza di quelli "superiori".
Considerando che si trattava di un'associazione i cui i numeri non hanno mai superato quello di un piccolo villaggio di pescatori o di selvaggi nella Giungla, considerato che usare Linux non era affatto facile, come non lo sarebbero stato pescare o andare a caccia di antilopi, considerato che la democrazia si esprime mediante il voto ma se la base votante è minuscola, il voto si indirizza facilmente, e alla fine ha sempre prevalso il concetto di democrazia nell'antica Grecia:
Anticipare il fare al decidere, premia necessariamente il merito perché chi fa schifo non ha alcuna chance così come chi non fa nulla, e di conseguenza le elezioni premiano costantemente un relativamente piccolo numero di soci (la c.d. elitè) che di fatto costituisce il potere in quanto {capaci, preparati, intelligenti} semplicemente perché queste caratteristiche sono abilitanti per il fare, e senza il fare non c'è decidere.
L'alternanza nei ruoli, ottima cosa per imparare a relazionarsi con diversi aspetti dell'organizzazione dell'associazione e per formare la classe dirigente, apparentemente nascondeva all'esterno il principio fondante alla base di quel gruppo: l'autorità deriva dalla capacità di fare.
Questo modello di autarchia, tipico delle prime fasi di sviluppo delle civiltà, si differenzia dal diritto di nascita (e.g. sono intelligente quindi governo, sono il re quindi governo) perché l'insegnamento e la condivisione delle capacità abilitante era offerto a tutti, ma nonostante questo non tutti entravano a far parte dell'elite che di fatto governava il gruppo.
Lo schema di governo era analogo a quello degli scout al campo, dove non esiste il capo che comanda ma piuttosto il capo che guida e spiega che le pentole sono sporche, che a lavarle ci vanno gli scout perché lui lo ha fatto a suo tempo e ora tocca a loro, che potrebbero anche non farlo ma gli scarti di cibo diventano rancidi e domani la razione di rancio farà più schifo di oggi, se già fosse stato possibile. Quindi il capo organizza l'attività e gli scout la eseguono.
Nulla di trascendentale, insomma. Però per quelli nati e cresciuti nell'urbe non era/é ovvio.
WARNING!
Giusto per completezza, gli scout veri sono quelli vestiti di verde che si rifanno ai principi dello scoutismo di Baden Powell, quelli AGESCI che sono vestiti in blu e più diffusi in Italia grazie al supporto delle parrocchie sono un'aberrazione ideologica rispetto all'originale, sebbene alcuni elementi siano in comune ad entrambi.
Ciò andava detto, casomai a qualcuno saltasse in mente che il cerchio magico di Renzi & Co. avesse mai potuto avere una qualche chance di buon governo. Perché è inutile girarci attorno, per coloro ai quali manca una solida base del pensiero scientifico, la realtà rimane un aspetto ingestibile e la realtà non è qualcosa che si possa ignorare tout-court.
Del senno di poi, sono piene le buche
Del senno di poi, sono piene le buche, si sul dire. Però è anche importante riflettere sugli eventi del passato perché questo ci permette di osservarli attraverso un'esperienza e cognizioni che non erano altrettanto sviluppate e/o consolidate. Insomma, il "senno di po" non serve per "piangere sul latte versato" o per coltivare la nostalgia (o peggio il rancore) ma per evitare di ripetere gli stessi errori e quindi avere l'opportunità di farne di nuovi.
Sembra scontato ma non lo è affatto perché, senza sorpresa e come sopra sottolineato, la gente ha una seria difficoltà a riconoscere negli eventi del presente il ripetersi di schemi tipici che dovrebbero essere noti già dal passato remoto. Ma cosa s'intende per la gente fa o dice cose? In due parole è quello che nell'antichità veniva definito come Vox Populi che oggi siamo più propensi a chiamare consenso ma il concetto rimane tanto vago quanto attinente al termine antico.
Sottolineare che si tratta di concetti vaghi, tanto il consenso quanto la Vox Populi, è fondamentale e per verificarlo è sufficiente parlare separatamente con le singole persone, meglio ancora quando stanno manifestando per o contro qualcosa, per chiedergli perché si sentono parte di quel "consenso" e cosa sia l'oggetto sottostante a questo "consenso".
Il fu Charlie Kirk meglio di molti Youtuber, ha dimostrato che "boh" (non so, non ho capito) è la risposta che non viene mai espressamente fornita all'intervistatore ma che fondamentalmente è la più diffusa. Che poi null'altro significa: i miei amici, famiglia, compagni, coetanei, etc. condividono queste idee, questi valori, manifestano, partecipano e quindi anch'io. Insomma, lo fanno gli altri, lo faccio anch'io. In termini estremi la Banalità del Male.
Accadde oggi, sta succedendo qui
Per coloro che si stupiscono per le violenze o i danneggiamenti o gli scioperi di questi giorni, quanto sopra vale la pena ribadirlo anche per questi eventi di questi giorni e probabilmente dei prossimi.
Gaza è solo un pretesto per molte altre cose che ribollono dietro le quinte almeno dal G8 di Genova del 2001. Il problema è che alla gente hanno tolto diritti e benessere (con la promessa non mantenuta della sicurezza, dando però la colpa agli immigrati così per poter chiedere più sicurezza) e in cambio gli hanno rifilato burocrazia soffocante (curata con la depenalizzazione dell'abuso d'ufficio) e l'analfabetismo funzionale come stile di vita e di cui andare fieri (parla come mangia e quindi rutti a go-go).
Perciò Gaza è solo un pretesto per scatenare la violenza, sempre assurda e irrazionale, che ormai covava da tempo. In questa irrazionalità c'è una logica sottostante per la quale distruggono cose o luoghi a caso nel paese in cui vivono per aiutare quelli le cui case e/o famiglie sono state distrutte a Gaza ma nella realtà per un cortocircuito psicologico per emanciparsi dallo spettro di diventare i palestinesi del futuro. Il dualismo animale fra essere vittime o carnefici, senza una terza opzione più ragionata e quindi più sensata.
Lo scandalo delle statistiche manipolate
sezione scritta a partire dal post #5 pubblicato su LinkedIn lo stesso giorno. Fa riferimento al discorso registrato in questo video in cui una parlamentare del M5S accusa il governo Meloni di truffa sulle statistiche manipolate relative alle liste d'attesa dei CUP.
Il discorso è ben presentato, ben documentato e supportato. Fantastico, peccato che a un certo punto confonde la mediana (indicatore statistico "robusto", termine tecnico, non aggettivo a dizionario) con la media. Perché chi confonde questi due concetti npn è in grado di comprendere quello che sta spiegando. Nulla di sbagliato, qualcuno ha fatto un ottimo lavoro di analisi e di trasferimento di nozioni.
Giusto per ricordare, ancora una volta, la differenza sostanziale fra nozioni (sapere, ripetere un discorso) e capire (collegare le idee in modo funzionale). Perché questa differenza è sottile ma determinante, altrimenti non si potrebbe reggere il confronto con qualcuno che comprende la sostanza di ciò che dice.
Irrilevante, potreste dire, tanto non si confrontano con quelli che comprendono e la gente non vota in base a questa discriminante. Eppure è l'unica discriminante che fa la differenza fra un buon governo (o una buona direzione aziendale) e un cattivo governo (anche qualora supportato da buone intenzioni).
La buona notizia (o cattiva notizia, a secondo dei punti di vista) è che questo discorso porta alla ribalta la manipolazione delle statistiche. Ma fa differenza? Ora che sono stati scoperti, si dimetteranno? Manco per niente, quindi è solo una caccia ai voti, non una competizione per il desiderio di dare/avere un migliore governo.
Il declino della governance
Questo spiega, anche, perché le cose vanno sempre peggio. Non perché manchino persone capaci di scoprire e comprendere cose o di parlare al pubblico e far capire quelle cose. Queste ci sono e ci sono sempre state. Però sono messe in condizioni di NON fare alcuna differenza.
Infatti, l'unica differenza che davvero conta è che quando vengono scoperti a manipolare le statistiche, il ministro e il capo della comunicazione e il capo dell'elaborazione dati (statistiche) si dimettano. Perché se non si dimettessero andrebbero incontro a guai ben più seri (scusate ci siamo sbagliati, in alternativa di essere giudicati).
Dimettersi come alternativa ad essere giudicati, ma da chi? Dal quarto potere dell'ordine democratico, il giornalismo che altrimenti li affonderebbe nella critica serrata e fattuale? Perché esiste ancora quel tipo di giornalismo? Certamente è raro vederlo nel mainstream e quando lo si vede è perché qualcuno è così disperato che ha deciso di osare l'affronto di combattere la politica con la realtà piuttosto che con le opinioni.
Penso che abbiate già sentito questa frase: "non esiste la verità ma solo opinioni". In effetti la Verità con la "V" maiuscola non esiste e se esiste NON è accessibile agli esseri umani. Però non tutte le opinioni sono fatte della stessa pasta, alcune sono concetti funzionali (come un cacciavite) altre sono guano (materia fetida).
L’Italia è un paese morto, non ci sono punizioni per chi sbaglia, non ci sono premi per chi merita.
Già lo diceva già Asimov, con altre parole che possiamo assumere in: la democrazia non è elevare l'ignoranza a status-quo universale (spoiler: ma decidere chi fa cosa). Ma Piero Angela con la citazione sopra rilasciata durante un'intervista del 2017, era già a suo tempo stato molto più specifico e preciso. Il tempo galantuomo, gli ha dato ragione.
La disinformazione è onnipresente
sezione scritta a partire dal post #6 pubblicato su LinkedIn lo stesso giorno.
Gli eventi e le personalità coinvolte nello scandalo delle statistiche alterate riguardo alle liste di attesa dei servizi sanitari erogati tramite strutture pubbliche e private sono presentati da questa ricerca fatta da Perplexity AI sulla stampa mainstream.
Quanto possa essere affidabile Perplexity AI e la stampa mainstream non è un dettaglio trascurabile anche considerando che ormai le notizie online vengono confezionate sapendo che saranno oggetto di elaborazione da parte dell'intelligenza artificiale. In questo specifico caso, le regioni sono state richiamate dal ministro però le statistiche sono nazionali e quindi c'è qualcosa che non quadra.
Infatti, secondo il Ministro della Salute, sarebbero le regioni ad essere sotto accusa per questa manipolazione dei dati ma le statistiche sono nazionali, il che ci porta a concludere che tutte le regioni hanno adottato contemporaneamente lo stesso "peculiare" standard di comunicazione dei dati oppure il problema è da ricercarsi invece nell'amministrazione centrale.
La crisi di bilancio di AMT Genova
sezione scritta a partire dal post #3 pubblicato su LinkedIn lo stesso giorno.
ⓘ
2025-10-02 — Crisi AMT, Silvia Salis: "ecco a quanto ammonta il buco di bilancio". Quella che è stata rilevata "è la perdita maggiore della storia di AMT" così la sindaca di Genova ha aperto la conferenza stampa indetta per fare il punto sulla situazione dell'azienda di trasporto pubblico locale dell'area metropolitana di Genova. Una perdita netta che per al 31 agosto 2025 si aggira intorno ai 25 milioni, cifra che si somma a quella già registrata per il 2024 che, spiega Salis, è compresa tra i 46 e 74 milioni.
— Primo Canale, articolo salvato in PDF
Che AMT fosse in perdita si sapeva. Può essere tanto, certamente non è poco. Però €25 milioni sono meno di €42 a testa. Perchè Genova serve anche l'area metropolitana che conta 820K abitanti (ma il servizio non a copertura completa quindi sarebbe fuori luogo usare quel numero).
Il costo di un abbonamento mensile di AMT è di €48. Quindi si tratta di un buco che si può coprire riducendo l'abbonamento mensile a 4 settimane e quindi si avrebbero 13 "mensilità". Una tecnica di up-selling che usavano anche le compagnie telefoniche con le prepagate mobili.
La parte invece MOLTO grave è il buco al 2024. Anche in questo caso, la gravità non strettamente legata al volume del deficit ma alla sua incertezza. Perché fra €46 milioni e €74 milioni, c'è un fattore 1.6x e per fare un paragone è come andare dal salumiere, chiedere 5 etti scarsi e ritrovarsi sulla bilancia 7 etti abbondanti: che faccio lascio?
Se manca la guida, i giovani fuggono
Con la differenza sostanziale che non parliamo di etti di prosciutto ma di decine milioni che "vorticano" nell'incertezza all'interno di un bilancio di un ente pubblico che già per sua natura dovrebbe essere un esempio di trasparenza e sapiente gestione.
Perché non è tanto per il denaro, ma per il messaggio e con AMT siamo di fronte chiaramente ad un messaggio inquietante: non hanno la più pallida idea di cosa sia un bilancio e che fine facciano decine di milioni. Ma in effetti perché se ne dovrebbero preoccupare?
Fanno un buco, boh di TOT oppure di 1.6x TOT ma alla fine "qualcuno" pagherà, no? Mica si può rimanere senza mezzi pubblici. Ecco, questo concetto di "qualcuno" pagherà va avanti da decenni, in tutte le pubbliche amministrazione, centrali e locali. Le privatizzazione NON hanno funzionato e basta citare il Ponte Morandi, dopo il cui crollo ci siamo ricomprati a prezzi di "mercato" un'azienda ceduta al "ribasso" che ha fatto utili risparmiando sulla manutenzione.
Allora, bene hanno fatto quei due milioni di giovani che nel 2021-22 si sono dimessi e avranno fatto fagotto per trasferirsi all'estero. Perché appare chiaro che la Salis è l'ultima arrivata ma non sarà certo lei a cambiare le cose. Evidentemente quindi NON è rilevante chi si pavoneggia sul palco, ma il sistema dietro le quinte che è mandato avanti da pirati fatti e finiti.
Inutile che vi spieghi cosa facevano i genovesi ai pirati, lo abbiamo dimenticato o forse non siamo più "quei" genovesi di una volta ai quali si rivolsero anche gli inglesi che pure avevano una potente flotta in mare e anche Milano per la difesa della città, infatti la bandiera di San Giorgio sventola ancora su Londra come su Milano.
Capire non è un optional, ma indispensabile
Se pensate che l'avvento dell'intelligenza artificiale possa compensare l'ignoranza vi sbagliate. Certamente, attraverso i chatbot oggi è possibile accedere a un'enorme quantità di informazione anche strutturata e focalizzata in una maniera estremamente rapida. Ma prima dei chatbot c'era il motore di Google e Wikipedia, quindi la disponibilità dell'informazione è sempre stata una commodity dall'avvento di Internet in poi.
Ricordate prima di Internet, quando si pensava che la causa della stupidità fosse la mancanza di accesso alle informazioni? Beh, non era così.
Oggi, l'informazione è una commodity. La disinformazione è onnipresente. Sicché capire non è un optional, ma indispensabile. Diversamente si cade in quelle trappole sceniche in cui il vertice dell'amministrazione centrale bacchetta gli enti regionali quando invece è evidente che il problema ha necessariamente una dimensione nazionale e coordinata. Non è plausibile che 20 regioni d'improvviso si sveglino una mattina e decidano indipendentemente lo stesso protocollo di presentazione dei dati che quindi va ad alterare le statistiche.
Anche la notizia del tracollo finanziario dell'azienda municipalizzata trasporti di Genova, se non si capisce che il problema non è deficit ma la gestione di bilancio non è pensabile che si possa riempire un secchio sfondato. A prescindere che vi sia o meno il flusso per riempirlo, dovrebbe essere evidente che se l'incertezza sul deficit è quasi la metà del deficit stesso allora il problema è nell'amministrazione e non di risorse, non di abbonamenti o di piano industriale.
Penso sia fondamentale ribadirlo, ma date le premesse e stante il mondo moderno nel quale viviamo che in parte abbiamo contribuito a creare e che non possiamo rifiutare, salvo pochi che decidano di rifugiarsi in una baita di montagna e tornare a vivere allevando capre, per coloro ai quali manca una solida base del pensiero scientifico, la realtà rimane un aspetto ingestibile e la realtà non è qualcosa che si possa ignorare tout-court.
Il debito formativo: educazione vs istruzione
sezione scritta a partire dal post #2 pubblicato su LinkedIn la settimana precedente, circa.
Il processo di educazione è ancora rimasto al modello risalente alla Rivoluzione Industriale in termini di paradigmi fondamentali. Certamente, in oltre due secoli è molto migliorato ma non si è liberato dei paradigmi sottostanti e questo ha un grande impatto. Perché coloro che sono fieri di essere ignoranti, dimostrano di non aver apprezzato l'istruzione come processo di trasferimento di nozioni, ma l'educazione serve per imparare a pensare e a capire la realtà.
Un altro caso eclatante è quello dell'adozione dell'AI da parte della Polizia Postale, che è la divisione telecomunicazioni della Polizia dello Stato Italiano. Da un punto di vista politico e mediatico, avrà certamente portato consenso e lustro. Ma quando passiamo dal piano della comunicazione "per farci belli" a quello in cui si cerca di risolvere i problemi, si scopre che l'aspetto fondamentale per affrontare questa piaga non è stato nemmeno sfiorato, anzi.
Sono tante le sfide, i limiti e i rischi che come società civile e operatori di polizia si affrontano nella lotto contro la pedofilia, anche online. Purtroppo la tecnologia, anche quelle più avanzate, può fare molto poco e a volte creare criticità difficili da gestire. Lo strumento universale, e anche quello più potente per risolvere i problemi, e affrontare le sfide del futuro, è il nostro cervello e perché esso sia funzionale alla realtà attuale deve essere necessariamente educato in modo appropriato.
L'ignoranza della gente da una parte e la politica di raccattare voti con slogan ha precluso per decenni questa via, il berlusconismo come cultura diffusa a reti unificate ha ulteriormente incancrenito il problema che è diventato emergente e dilagante quando Internet ha connesso miliardi di persone in giro per il pianeta, inclusi anche gli adolescenti, grazie agli smartphone.
La complessità del mondo moderno richiede preparazione
Sicché, la vera guerra alla pedofilia intesa come abuso di minori si fa a con l'educazione sessuale ed emotiva a scuola come materia obbligatoria. In maniera
che fin da piccoli bambini/e imparino quali sono i comportamenti abusivi e come/a chi possano segnalarli. In questo contesto, la politica crea solo ostacoli perché da una parte sparge confusione su cosa sia educare a rapportarsi correttamente con gli altri, travisandola come se si trattasse di studiare il kamasutra alle elementari.
Risultato? Bambini/e e adolescenti crescono attraversando situazioni di abusi senza saperli riconoscere e da adulti accettano supinamente tecniche di selezione/gestione del personale che in tutto e per tutto rientrano negli schemi classici di gaslighting e grooming, con lo scopo di far calare la fiducia in se stessi e quindi le richieste. D'altra parte ai figli dei privilegiati s'insegna l'arroganza e la prepotenza come antidoti (e differenziazione dal popolino) con il risultato che poi finiscono condannati per stupro perché non hanno mai imparato il confine fra scherzo di cattivo gusto e violazione del consenso altrui.
L'idea di sopperire l'ignoranza e l'intelligenza umana con un quale strumento tecnologico anche se a supportare da una grande vastità di operatori di polizia, purtroppo, si concluderà inevitabilmente con una guerra persa in partenza, per tutti. La ragione? I criminali si adattano più velocemente ai cambiamenti delle forze dell'ordine che sono necessariamente vincolate a dei protocolli e schemi che richiedono tempo per essere tradotti in pratica e in azioni concrete.
Anche la sorveglianza universale, sarà un disastro perché non è nemmeno partita e già sono state sviluppate le tecniche non solo per evaderla ma per farla
anche collassare o divergere a livello sistemico. L'educazione a scuola è l'unica via sostenibile ed efficace.
Conclusione
Nel progredire in questo articolo sono stati considerati diversi casi, molto diversi fra loro, aneddoti che risalgono fino al 2001. Si è cercato di offrire un'ampia panoramica per non limitarsi ad azzuffarsi su una questione di breve respiro e di circoscritto impatto. Questa ricerca di un filo conduttore, di elementi ricorrenti, alla fine termina nel modo più banale ma anche triste.
Abbiamo abdicato all'intelligenza e abbiamo fatto guerra alla realtà. Questo fino al 2019, poi se andiamo ad includere anche il collasso della ragione dalla pandemia di Covid-19 in poi, arriviamo alla conclusione che abbiamo fatto guerra all'intelligenza in uno stato di completa alienazione dalla realtà. Evidentemente ci siamo crogiolati nella nostra ignoranza bigotta e fiera per poi essere vittime di un devastante attacco psicologico di massa.
Purtroppo, ricordandoci di Cambridge Analytica, è assolutamente fondato dover prendere in considerazione che è un inside-job, qualcosa di estremamente masochista e terribilmente stupido che ci siamo fatti noi a noi stessi. In questo assurdo delirio che fonda le sue radici nel 2001, abbiamo perso una generazione intera e ovviamente questa perdita ci ha messo in condizioni di estrema debolezza rispetto alla Cina, all'India e alla Russia.
L'idea quindi di finire a dover celebrare un secondo processo in stile Norimberga, non è bizzarra, anzi tutt'altro. Nella migliore delle ipotesi la sostanziale differenza rispetto alla fine della seconda guerra mondiale sarà che avremo la possibilità di giudicare, anche per alto tradimento, i capi degli stati europei che hanno permesso tutto questo. Nicolas Sarkozy, in galera ci è finito 2025-09-25, per esempio. Il tabù si è già spezzato.